La Notte di San Lorenzo: tradizione, letteratura e musica ci raccontano la ”Notte dei desideri”

Esiste una notte, una soltanto nel corso dell’anno, che riesce in qualche modo e a farci sognare, a trasformare tutti noi in bambini dal naso all’insù, alla ricerca di una scia luminosa. Una notte che ci vede tutti uguali, ad osservare il cielo nella speranza di poter, finalmente, esprimere un desiderio.

Da qualche giorno ci siamo lasciati alle spalle quella che, a mio parere, risulta essere una delle notti più emozionanti ed affascinanti dell’intero anno, una di quelle notti per cui si fa il conto alla rovescia, nell’attesa di trascorrere finalmente una serata che oserei definire magica.

Cosa rende la notte di San Lorenzo unica? Cosa fa di questa serata una delle più attese? Mi sono posta molte volte questa domanda e sono arrivata ad una conclusione: la speranza del desiderio. La magia di questa notte dalla mille scie luminose è data dalla forza che ognuno di noi impiega nell’alzare lo sguardo ed esprimere, forse per la milionesima volta, il medesimo desiderio di sempre. Quel tipo di desiderio che inseguiamo da anni, che esprimiamo al soffio di ogni candelina, oppure, al contrario, un nuovo sogno, una speranza appena scoperta, un obiettivo da raggiungere.

Tanti sono i motivi che ci spingono ad alzare lo sguardo nel corso della ”Notte dei desideri”, tutti validi, carichi di magia come la notte che li accoglie.

Ma come nasce questa notte? Cosa ha dato origine alla famosissima ”Notte di San Lorenzo”?

Le origini

La notte di San Lorenzo, una tradizione che segna e rappresenta in qualche modo il periodo estivo, non ha radice in un evento recente, già dagli antichi romani infatti questa ricorrenza veniva ricordata e celebrava.

Le origini della notte più amata dell’anno vanno ricercate sicuramente nella storia della Chiesa Cattolica.

San Lorenzo fu infatti uno dei sette diaconi di Roma. Nato in Spagna, con ogni probabilità intorno alla zona di Aragona, si dedicò agli studi teologici e umanistici a Saragozza, dove conobbe papa Sisto II.

Ma cosa collega la vita di un diacono alla celebrazione della ”Notte delle stelle”?

Secondo la tradizione, a dare inizio a questa ricorrenza sarà proprio il martirio di San Lorenzo, avvenuto la notte del 10 agosto, durante la persecuzione voluta dall’imperatore romano Valeriano nel 257.

Ed è per questa ragione che molto spesso, quella miriade di scie luminose che illumina il cielo durante la notte del 10 agosto vengono chiamate ”lacrime di San Lorenzo”.

Giovanni Pascoli e le lacrime di San Lorenzo

”San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.”

Così Giovanni Pascoli apre la sua celebre poesia ”X Agosto”, creando un parallelo tristissimo ma, al medesimo tempo, estremamente affascinante, tra la meraviglia del cadere delle stelle cadenti, e il pianto di luce che queste sembrano produrre nel cielo notturno. Un pianto dedicato dal nostro poeta al padre Ruggero, assassinato proprio in quella notte.

La morte del padre rimarrà nella memoria di Pascoli come un dolore cocente ed inalterato, una ferita mai rimarginata, che darà vita appunto al componimento ”X Agosto”, struggente e disarmante. Un’opera che vede come protagoniste due storie, due vicende che in qualche modo fungono da specchio l’una per l’altra: da una parte la morte del padre per mano di assassini che mai riceveranno una punizione, dall’altra la storia di una rondine uccisa mentre tornava a casa dai suoi piccoli.

Pascoli carica la caduta delle stelle di un’aura estremamente negativa, affidando a queste ultime il ruolo di lacrime che inondano il cielo sereno. Delle stelle che in qualche modo rappresentano il dolore, inizialmente un male che riguarda unicamente il poeta nel suo lutto, ma che successivamente si fa totale ed universale.

”E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!”

Esprimi un desiderio

La notte del 10 agosto e il suo tumulto di luci stellari ha da sempre ispirato artisti di tipo e ogni ambito, dalla letteratura alla musica, dall’arte al cinema.

Se da una parte abbiamo Pascoli che ci parla della notte di San Lorenzo come un pianto di stelle, dall’altra Jovanotti crea quello che ormai tutti conosciamo come l’inno di questa magica notte, una canzone che ormai da anni accompagna le ore trascorse in spiaggia a guardare il cielo, nell’attesa di avvistare una stella sfuggente.

”È una notte come tutte le altre nottiÈ una notte con qualcosa di speciale.”

Attraverso questa canzone Lorenzo Jovanotti ci parla dell’elemento fondamentale che caratterizza la Notte di San Lorenzo: il desiderio. La volontà di sognare e desiderare, come ci dice lo stesso cantante, ”qualcosa di migliore”. 

Ma Jovanotti non è il solo a parlarci di questa magica notte attraverso la sua musica,

”E alla festa del Santo nota in tutta la Sila
Veniva tanta gente anche dalle città
Sotto un nero d’inchiostro, luna in cielo e d’avorio
Frugavamo dentro il buio, fra i lumi del cosmo
Cercatori di comete nei feudi dispersi
Ladri di Perseidi nel cielo d’agosto”

Queste sono le parole dedicate dal cantautore Murubutu alla magica notte delle stelle all’interno della canzone ”Notte di San Lorenzo”. Un brano che risulta, secondo il mio modesto parere, come ricoperto da una sottile e serena nostalgia. Un testo che racconta il ricordo di una giovinezza passata ma vissuta, un’infanzia trascorsa ma vivida nel ricordo.

Un promemoria quello che ci fa Murubutu: la memoria del cuore non invecchia mai. Nonostante la distanza, nonostante il trascorrere del tempo, ci sono momenti, come quelli durante la Notte di San Lorenzo, in cui riusciamo a non sentirci adulti, tornando in questo modo bambini con il naso all’insù in cerca di una scia luminosa.

 

 

 

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