La notte dei poeti descritta dagli 883, da Francesco Petrarca e da Alda Merini

Il rapporto tra il poeta e la notte nei testi degli 883, di Francesco Petrarca e di Alda Merini

La notte è un momento magico fatto d’attesa, di parole, di turbamento e popolato dalla natura. In questo articolo abbiamo raccolto tre testi che ci permettono di individuare il rapporto che si instaura tra questo momento della giornata e la figura del poeta. Petrarca ci parlerà di guerra, Alda Merini di lavoro e gli 883 d’amore.

Nelle notti i poeti combattono le guerre

“Or che ‘l ciel et la terra e ‘l vento tace” è il sonetto numero 164 di Francesco Petrarca, contenuto all’interno del suo Canzoniere. In tale lirica è possibile cogliere il contrasto forte tra l’inquietudine del poeta e la notte. La pace della sera viene descritta velocemente, come se fosse abbozzata dalle parole dello scrittore, mentre i suoi sentimenti e le sue sensazioni sono marcate, sottolineate e caratterizzanti. Come si nota nel primo verso, sembra chiaro il riferimento alla celebre composizione di Catullo: “Odi et amo”.

Or che ’l ciel et la terra e ’l vento tace
et le fere e gli augelli il sonno affrena,
Notte il carro stellato in giro mena
et nel suo letto il mar senz’onda giace,

5vegghio, penso, ardo, piango; et chi mi sface
sempre m’è inanzi per mia dolce pena:
guerra è ’l mio stato, d’ira et di duol piena,
et sol di lei pensando ò qualche pace.

Cosí sol d’una chiara fonte viva
10move ’l dolce et l’amaro ond’io mi pasco;
una man sola mi risana et punge;

e perché ’l mio martir non giunga a riva,
mille volte il dí moro et mille nasco,
tanto da la salute mia son lunge.

È interessante notare come in questa poesia dove si parla della notte, della natura e della figura del poeta, appaia il tema dell’amore. Di notte l’uomo si trova a vegliare, riflette, piange, si rigira nel letto e si tormenta. Parla di guerra e combatte per l’amore. Siamo davanti a una delle poche liriche in cui appare il termine “guerra”. Di notte affronta una battaglia perenne, pensando a lei. Non trova pace. Petrarca non è che un martire che muore e rinasce per amore, come una fenice.

Nelle notti lavorano i poeti

“I poeti lavorano di notte” è una composizione eccellente di Alda Merini, pochi versi servono alla poetessa per donarci un’immagine perfetta del lavoro degli scrittori. Questi ultimi vengono descritti come anime notturne, escluse dalla vita degli altri uomini, si rintanano nel silenzio dei loro pensieri per creare le loro opere. La notte però è animata dalla natura, ha i suoi suoni che accompagnano chi sa cogliere la bellezza.

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Il tempo della notte è un tempo altro, è sospeso, sembra eterno. Non è scandito dal banale ticchettio degli orologi. Di notte i pensieri si mescolano alla realtà e per tutte queste ragioni è la situazione ideale per il poeta. Questa poesia tocca il sublime. Coloro che amano la scrittura si possono rivedere nelle parole della Merini e ricordare certe notti, fatte di silenzio, di bellezza e di magia.

Le notti non finiscono per chi ama

Una delle canzoni più conosciute degli  883 è “Come mai” che, pubblicata nel 1993, ebbe un enorme successo. Il cantante con questo testo descrive i sentimenti e le emozioni di un ragazzo innamorato che si tormenta nell’attesa di un altro incontro con colei che gli ha rubato il cuore. E dopo aver parlato di Francesco Petrarca ed Alda Merini, ci troviamo davanti a un particolare caso in cui, a causa delle frecce di Cupido, l’uomo è abbandonato in uno stato di turbamento e di aspettativa. Si porta a casa le notti che ha vissuto e che non finiscono mai nella sua memoria perchè rievocate continuamente. Si interroga, si pone domande, sperando di ricevere una risposta positiva, scrivendole finchè non potrà rivederla.

Le notti non finiscono
All’alba nella via
Le porto a casa insieme a me
Ne faccio melodia
E poi mi trovo a scrivere
Chilometri di lettere
Sperando di vederti ancora qui

Il cantante dice che i suoi amici non sarebbero in grado di riconoscerlo. Lui che era potente, per niente fragile, ora è in balia di una donna e delle sue parole. E si chiede come possa una semplice ragazza fare così tanto. Non si spiega se i suoi pensieri vengano influenzati dalla notte o siano più potenti mentre vaga solo per le vie. Ma una cosa è certa: quei momenti passati in assenza del sole lo hanno reso vulnerabile, un poeta in perenne attesa di un segno.

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