La gelosia, quell’emozione da tutti provata e da alcuni criticata, oggi può essere scientificamente spiegata. Non solo fisiologica, la gelosia appare come un elemento decisivo nella storia dell’evoluzione. Quindi, come si spiega scientificamente la gelosia? I ricercatori l’hanno “fotografata” per noi.
Gelosia ai tempi della neurobiologia: lo studio californiano
A Davis, un gruppo di ricercatori dell’Università della California ha deciso di studiare cosa succede a livello neurobiologico quando proviamo gelosia. Lo studio sperimentale non è stato condotto su esseri umani, bensì su una specie di scimmie sudamericane note per la loro capacità di stringere forti legami di coppia e per le loro abitudini monogamiche. Nell’esperimento, alcuni callicebi rossi maschi adulti, sono stati separati dalle loro compagne che a loro volta sono state messe vicine ad un altro maschio sconosciuto. Questo, davanti ai loro occhi. Successivamente, al maschio “separato” è stata mostrata una coppia di sconosciuti. Tutta la vicenda è stata quindi ripresa, per circa 30 minuti, dagli studiosi.
I primati sono stati poi sottoposti a scansioni di risonanza magnetica cerebrale e a prelievi di sangue al fine di misurare i livelli di ormoni implicati nei legami di coppia e nell’aggressività correlata ad accoppiamento e comportamenti sociali. Dagli esami del sangue è risultato che le scimmie coinvolte presentavano segni ormonali di stress sociale. Nel dettaglio, aumento dei livelli di testosterone e di cortisolo. Mentre, dalle scansioni delle risonanze magnetiche si è evidenziata una maggiore attività nella corteccia cingolata, zona nel cervello umano associata all’esclusione sociale. Ultimo dettaglio, l’attività aumentata è stata riscontrata anche nel septum laterale, area questa associata al comportamento aggressivo. Il sopracitato studio californiano sul Callicebus cupreus, questo il nome scientifico del callicebo rosso, è stato pubblicato sulla rivista “Frontiers in Ecology and Evolution”.
I risultati dello studio e il ruolo della gelosia
Dallo studio emerge quindi, che la gelosia attiva delle aree cerebrali associate alla sofferenza dell’emarginazione sociale – quelle della corteccia cingolata – e altre aree coinvolte nel mantenimento del legame di coppia, ovvero quelle del setto laterale.
Gelosia e attitudine a stabilire legami di coppia sono infatti – assieme alla sofferenza provocata dalle relazioni sociali – strettamente legate a livello neurobiologico. Ma il ruolo della gelosia, qual è? La coordinatrice della ricerca, la dottoressa Karen Bales afferma che “Cercare di tenere il tuo partner lontano da un rivale dal punto di vista evoluzionistico è un sistema per preservare la relazione”.
E perché sono stati valutati solo esemplari di sesso maschile? La Bales spiega che anche le femmine manifestano gelosia, ma in modo meno evidente dei maschi, questo le rendeva meno adatte per lo studio. Non solo risonanza magnetica ed esami del sangue infatti, ma anche osservazione del comportamento di questi piccoli primati. Queste scimmie, se gelose inarcano la schiena, spingono la coda avanti e indietro, e appaiono agitate. I maschi, inoltre, per gelosia impediscono alle loro compagne di interagire con altri maschi.
La gelosia nella vita di tutti i giorni e nell’evoluzione
La gelosia è un sentimento che si accende quando temiamo che un rivale minacci una relazione per noi importante. Non solo nei rapporti amorosi, ma anche in quelli amichevoli. E’ spesso accompagnata da altri sentimenti come paura, rabbia e insicurezza. Per queste ragioni può arrivare a portare effetti negativi sulla salute e sul benessere personale. Nei casi più estremi, le stesse ragioni portano ad atti di violenza. La gelosia non è però soltanto negativa. Ad esempio, può segnalare che qualcosa nella nostra relazione non sta andando nel verso giusto e che richiede più attenzione da parte di uno dei due membri o di entrambi.
A livello evoluzionistico invece, il ruolo della gelosia sembra aver avuto un ruolo centrale nel mantenere stabili i rapporti a lungo termine, e quindi allo sviluppo della monogamia. La prossima volta che ti incolperanno per la tua gelosia, quindi, mostra questo articolo e “incolpa” la neurobiologia. Occhio però alla gelosia patologica, diversa dalla semplice gelosia per via della presenza di pensieri ricorrenti riguardo ad ipotetici tradimenti e alla ricerca compulsiva di prove che li confermino.
Altra caratteristica della gelosia patologica è un’angoscia profonda ed implacabile causata dalla paura di essere lasciati e restare soli. Questa ultima particolarità è spesso legata ai casi di dipendenza affettiva, dove il soggetto può mettere in atto controlli sistematici nei confronti dell’altra persona ed arrivare ad episodi di aggressività. Insomma, la gelosia è normale, e oggi anche scientificamente comprovata, l’importante è non arrivare a livelli patologici.
Serena Vitale