Sull’incidente di oggi, stanno indagando gli inquirenti, che annunciano maggiori controlli per limitare il fenomeno del ‘caporalato‘.
Infatti secondo le prime ricostruzioni, i migranti a bordo del mezzo, sono stati fatti salire alle prime luci dell’alba da un ‘caporale‘, il quale li ha condotti verso i campi dove vengono schiavizzati per pochi euro ogni giorno, stessa dinamica dell’incidente di sabato 4.
L’inchiesta contro il caporalato
L’inchiesta verterà sull’organizzazione di ‘caporali‘, che da mesi, sfrutta le condizioni di disagio e disorganizzazione in cui vivono i migranti richiedenti asilo nei centri di accoglienza pugliesi. Secondo le stime del sindacato Flai CGIL, il fenomeno è maggiormente diffuso proprio nel territorio limitrofo a dove è avvenuto l’incidente. Inoltre i migranti non vengono adeguatamente informati sulle leggi e sui diritti che li tutelano e di conseguenza vivono in condizioni di miseria e di ignoranza. In pochi infatti sanno, che attualmente li spetterebbe una retribuzione minima di 54 euro per 7 ore di lavoro, invece dei 2 o 3 euro all’ora che vengono offerti da chi si macchia del reato di ‘caporalato‘, svalutando il mercato del lavoro agricolo e arricchendo le organizzazioni malavitose.
Campagna di sensibilizzazione
I braccianti agricoli, richiedenti asilo, che hanno avuto il coraggio di denunciare questo tipo di attività illecite, si sono incontrate insieme all’Unione Sindacale di Base domenica 5 agosto nell’ex-ghetto di Rignano, per affrontare il problema e per indire un grosso sciopero per tutta la giornata di mercoledì 8 agosto.
Questo nuovo tipo di schiavitù è una diretta conseguenza di una politica di accoglienza errata, dopo aver dato asilo a chi scappava da una situazione di pericolo, le precedenti amministrazioni politiche, avrebbero dovuto dare un futuro alle persone che hanno accolto, invece di lasciarle sole e facili prede della malavita. Si sono limitati ad accoglierne sempre di più, senza pensare che gestendone di meno, avrebbero avuto la possibilità di gestirli meglio e in modo più dignitoso.
Elia Belmonte