Tre anni senza Bauman: come Seneca, ci ha insegnato l’arte della vita

Una delle opere di Bauman si chiama “L’arte della vita”. Il saggio, che inizia con una citazione di Seneca, ci insegna a cercare la felicità oltre l’apparenza. 

Il 9 Gennaio 2017 si spegneva il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman. Tra le sue opere forse meno conosciute, ma comunque interessanti vi è L’arte della vita. Prima di cominciare a definire il modo in cui si dovrebbe vivere e con cui si può raggiungere la felicità, il libro di Bauman cita il De vita beata di Seneca. L’autore latino ha, infatti, molto prima di Bauman elaborato un modus vivendi che ci permetta di raggiungere la felicità.

Felicità: diritto o conquista?

Nella Dichiarazione di indipendenza americana del 1776, viene sancito il diritto alla felicità.

A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità.

– Dichiarazione di indipendenza

Sembra un discorso molto astratto, eppure non lo è. Ogni nostra azione è di fatto finalizzata al nostro benessere fisico e psicologico, non è possibile contare tutte le canzoni e le opere che parlano di questo e ci sono filosofi che hanno cercato più di altri di darci una risposta. Nella dichiarazione di indipendenza si parla di perseguimento della felicità, mentre il filosofo Bertrand Russell parla di conquista.

L’uomo ha la possibilità di essere felice e di sentirsi cittadino dell’universo, in una profonda unione istintiva con la corrente della vita.

– B. Russell, La conquista della felicità

La vita è un’opera d’arte

Bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui.

– G. D’Annunzio, Il piacere

Nel suo saggio L’arte della vita, Bauman afferma che la vita sia un’opera d’arte. Tale affermazione, che è monito dell’Estetismo, non ha in questo caso la funzione di innalzare l’arte al pari se non al di sopra della vita, bensì di sottolineare la bellezza della vita in sé. Liberandoci di quella convinzione per cui la felicità nella nostra vita la fanno le cose materiali, dobbiamo porci continuamente nuovi obiettivi e sfide. Poiché ciò che caratterizza l’esistenza è l’incertezza, tutto ciò che possiamo fare è cercare di costruire con grande fatica il nostro bebè. Ciò può avvenire quando capiamo davvero cosa significhi davvero essere felici, quando capiamo che la ricchezza non consiste in cose materiali, solo allora potremo ottenerla.

Il problema principale è quindi quello di una crisi di valori che impedisce, sia agli adulti che ai giovani, di comprendere davvero quale deve essere il fine della vita. Per molti è, secondo Bauman, una realizzazione di se stessi, ma nell’ambito dell’apparenza e dello status sociale ed economico. Un esempio di tale comportamento è la dipendenza dai Social network, in cui soprattutto in età adolescenziale cerchiamo una forma di approvazione tramite i famosi “mi piace”.

Dobbiamo reimparare il nostro modo di essere felici, dobbiamo imparare a prenderci dei rischi.

– Z. Bauman

Discernere la vera felicità

Tutti vogliono vivere felici, ma hanno l’occhio confuso quando devono discernere ciò che rende felice la vita.

– Seneca, De vita beata

Questo passo di Seneca, che apre il libro di Bauman, è tratto dal De Vita Beata. È proprio dalla nostra incapacità di discernere che, abbiamo visto, parte la concezione di Bauman di felicità. Bisogna prima di tutto capire cosa sia che ci rende felici e cosa invece ci procura danno. Anche Russell nella prima parte del suo libro elenca ciò crea infelicità, citando vari autori.

Seneca, dal canto suo, essendo uno stoico, non avrebbe potuto che condividere l’idea di una liberazione dall’apparenza e dai beni materiali. Nel De vita beata Seneca afferma che l’uomo è naturalmente portato a cercare la felicità, ma sbaglia quando la cerca in cose apparenti che non possono per loro natura darla. A questo proposito Seneca riprende la metafora del gregge e della pecora, già usata da Sallustio. A differenza degli animali, gli uomini non sono schiavi del ventre e possono vivere secondo ragione e non solo per soddisfare i loro istinti. Secondo Seneca, il saggio cerca la felicità nella virtù, una felicità meno palese e visibile ma più duratura, poiché bellezza e ricchezza passano, la virtù mai.

Anche Seneca rimprovera ai suoi contemporanei una crisi di valori, che purtroppo tuttora non ci ha lasciati. Perciò il pensiero di questi saggi, seppur così distanti tra loro, può illuminarci.

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