I bambini ridono circa 300 volte nell’arco di una giornata, gli adulti soltanto 20 in media. Questo è sicuramente dovuto alla consapevolezza della nostra condizione che maturiamo crescendo, così come agli interrogativi che ci poniamo. L’uomo infatti deve assolvere il proprio compito nella società e questo lo indirizza a compiere determinate azioni per raggiungere ciò che desidera. Mentre un bambino scopre la vita, piano piano smette di ridere. Nel corso della storia umana, per rasserenarsi dall’inquietudine si è ciclicamente avuto bisogno di dare un significato alla propria esistenza. Sia attraverso sistemi filosofici che dottrine religiose. Per avere fiducia in sé e nella specie l’uomo ha bisogno di pensare di agire all’interno di un grande disegno universale.
“Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo”

Leopardi, nella sua rivoluzionaria concezione della vita, ritiene che l’uomo debba prendere atto dell’incertezza della propria condizione e dell’infelicità irrisolvibile che lo attanaglia e comprendere che l’unica medicina a questo male sia ridere. Ridere dei mali comuni assieme alle altre persone, poiché l’insensatezza suscita il riso. Ridere è un palliativo per la costante infelicità umana ma non solo, l’ironia svela le contraddizioni della condizione umana per le quali è inutile struggersi: “chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo”. Ciò che Leopardi vuole trasmettere è che la consapevolezza della caducità della vita porta l’uomo ad elevarsi, a credere e a vivere in funzione di ciò che è più bello e valoroso, cioè nell’amicizia, nell’amore, nella fedeltà, nella musica, nella poesia e via dicendo.
L’ironia di Woody Allen e l’augurio di Nietzsche
Un grande uomo di cinema come Woody Allen si rifà al pensiero Leopardiano. Ritiene infatti che nel corso della nostra vita ci poniamo domande a cui non possiamo dare una risposta. Se non possiamo rispondere a questi interrogativi è meglio ridere di essi. Riderne per non rimanerne sopraffatti e perché è attraverso una pungente ironia ed un sorriso amaro che scaturisce una profonda riflessione sulla realtà e la condizione umana. “Se non girassi film starei seduto in casa a pensare a quanto sia terribile la vita” ha dichiarato Woody, a testimoniare il fatto che presa consapevolezza della situazione umana ci si dedica a ciò che per noi ha più valore ed è più nobile, nel suo caso il cinema.

Nietzsche allo stesso modo afferma la necessità di ridere della commedia dell’esistenza, scagliandosi contro coloro che la mutano in tragedia, cioè i “teorici del fine dell’esistenza” (ovvero i filosofi idealisti e il cristianesimo), i quali impongono che “su una determinata cosa non sia più lecito ridere”. Il filosofo tedesco si augura un futuro in cui l’umanità intera sarà consapevole della propria condizione e decida di “piantarsi in mezzo alla meravigliosa incertezza e ambiguità dell’esistenza e non porre problemi”. Secondo Nietzsche è inutile persino chiedersi quale sia il fine dell’umanità. Riconoscere la vita come quello che è, senza domandarsi perché. Vivere la vita anziché subirla. Darsi uno scopo personale il più ambizioso possibile, che sia alto e nobile e valorizzi l’individuo nella sue doti migliori: “io non conosco uno scopo della vita migliore del perire, per il grande e l’impossibile.”
Ridiamo della nostra condizione umana e delle nostre sventure, smettiamo di pensare per qualche istante. Meravigliamoci come bambini di ciò che di bello e più nobile c’è nella vita. “Non prendere la vita troppo sul serio tanto non ne esci vivo” (Woody Allen)