Uno dei classici del brivido è sicuramente Psycho, film di Alfred Hitchcock per l’epoca rivoluzionario e ancora amato. Chi lo conosce non può aver notato che Wulf Dorn con “La psichiatra” ha attinto moltissimo ad esso.
Il thriller psicologico è un genere che sia nella letteratura sia nel cinema sta sempre più spopolando. Sicuramente il cinema deve tantissimo ad Alfred Hitchcock, che ha costruito alcuni topoi fondanti del genere. Wulf Dorn, d’altra parte, è considerato uno degli autori contemporanei di thriller più amati. Il fatto che lui stesso abbia lavorato come logopedista per pazienti psichiatrici ha sicuramente influenzato le sue opere. Ma cos’hanno i due in comune?
Psycho, tra suspense e MacGuffin
Nel 1960 il Maestro del brivido Alfred Hitchcock sconvolge il pubblico con un film che ancora oggi è considerato una pietra miliare del cinema e del genere thriller. Psycho, in Italia noto come Psyco, racconta la storia di Norman Bates e del suo rapporto morboso con la madre. All’interno di questa pellicola possiamo riconoscere la tecnica che ideò lo stesso Hitchcock: il così detto MacGuffin. Questa tecnica consiste nel distogliere l’attenzione dello spettatore su un elemento che sembra fondamentale e centrale all’inizio del film, ma che successivamente si rivela marginale. Così in Psycho abbiamo l’esempio più noto di tale tecnica, infatti non vediamo il vero protagonista, Norman Bates (interpretato da un brillante Anthony Perkins) fin dall’inizio, siamo invece convinti che la protagonista sia una donna che fugge con una somma di denaro.
La psichiatra di Wulf Dorn
Anche se Psycho inizia in un modo che tutto fa presagire fuorché un’evoluzione più psicologica della vicenda, è tratto da un thriller. Infatti, è basato sull’omonimo romanzo di Robert Bloch, a sua volta incentrato sulle vicende reali del serial killer Ed Gein. Naturalmente questo insieme alla regia di Hitchcock e all’ormai famosissima colonna sonora hanno costruito un thriller originale e accattivante. Wulf Dorn esordisce come autore di thriller (mentre prima scriveva solamente racconti horror) con un romanzo dal titolo “La psichiatra” che deve moltissimo per atmosfere ed espedienti all’originale. Tuttavia, è interessante notare come non vi sia un “MacGuffin”, nel senso che fin dall’inizio la psichiatra è la sola protagonista che deve aiutare una sua paziente, almeno apparentemente.
Il colpo di scena finale
(Attenzione Spoiler!). L’elemento che unisce principalmente le due opere è tuttavia il finale. Ciò che la vicenda di Psycho ci mostra, tra le altre cose, è un caso di schizofrenia tale che la persona non sembra nemmeno sapere di essere un assassino. Norman Bates ospita dentro di sé un alter ego, che è comparso in seguito all’omicidio che ha commesso. Ha ucciso la madre verso cui aveva un enorme complesso edipico. Allo stesso modo, la psichiatra scoprirà che dentro di lei si trova un’altra persona. Il problema è che, se hai visto o letto Psycho, te lo aspetti già da metà libro. Tuttavia i thriller servono anche a saggiare la nostra capacità di capire e di indovinare le soluzioni.