Il grande regista Federico Fellini oggi avrebbe compiuto 100 anni. Capolavoro forse meno conosciuto, ma non per questo non meritevole, è la sua versione del Satyricon.
Fellini non ha bisogno di presentazioni. È considerato uno dei registi più importanti del panorama italiano. Dapprima sceneggiatore, grazie all’incontro con Roberto Rossellini acquisisce notorietà e cresce creativamente grazie all’influenza del neorealismo. Infatti, Fellini fin da subito vorrà descrivere la realtà che lo circonda, inserendo però le sue pellicole in una dimensione onirica e sognante. Costante del lavoro del regista è dimensione della strada e degli artisti di strada, anche se viene mostrato tanto un ambiente misero e semplice quanto la frivolezza della borghesia. Tutto ciò per criticare la superficialità della società, qualcosa che è presente già nell’autore che in uno dei suoi film Fellini vuole omaggiare. Petronio, come Fellini, ha scardinato illusioni e vizi di una società superficiale e seppur lontana, così vicina a noi. Questa missione in parte è stata compiuta da Fellini anche con il suo capolavoro La dolce vita. Un mondo caratterizzato da paparazzi (termine che è nato proprio da questo film), superficialità, vizi e nessuna evoluzione personale, descritta da un narratore, il regista, esterno ma del tutto interno da certi punti di vista.
Fellini Satyricon
Come ne La dolce vita, il Fellini Satyricon mette i riflettori sulle abiezioni umane, i sogni, le babilonie, la negatività del protagonista.
– Davide Rinaldi
Con il suo Satyricon, Fellini non vuole produrre una trasposizione letterale dell’opera di Petronio, che del resto è troppo frammentaria per permettere una ricostruzione coerente. Tuttavia, proprio per questo, ha conservato la caratteristica principale del lavoro originale latino. Il film è stato molto criticato proprio perché spiazza lo spettatore essendo un insieme di avvenimenti apparentemente sconnessi, una serie di scene spesso sconclusionate. Infatti, è stato aspramente critico l’eccessivo sperimentalismo narrativo. Il solo episodio che conserva una coerenza è la cena di Trimalchione, che è del resto anche l’unico che ci resta completo dell’opera originale di Petronio. Vengono poi aggiunti episodi mitologici non presenti nell’opera di Petronio, come quello del labirinto e del Minotauro, che comunque rivela una conoscenza della mitologia greca e si inserisce perfettamente nel contesto.
Il film conserva le caratteristiche presenti anche ne La dolce vita, ovvero vuole palesare vizi e difetti di una società decadente e in declino. Tuttavia, stavolta ci troviamo davanti ad un’epoca passata, che viene ricostruita con grande efficacia, Fellini ci trasporta a Roma come avrebbe voluto fare Petronio, con la sua oscurità, il lusso sfrenato e l’ostentazione. I protagonisti obbediscono solamente ai loro istinti carnali, in una società dove a vincere è solo il più potente, rappresentato in questo caso da Trimalchione.
Petronio romanziere satirico
Petronio è uno degli autori più importanti della letteratura imperiale romana. Vissuto all’epoca di Nerone, alcuni storici lo attestano come consigliere e arbitro d’eleganza presso la sua corte. Tuttavia, storiograficamente non è chiaro se il Petronio a cui si fa riferimento come presente nella corte di Nerone, sia lo stesso di cui si attesa la paternità del Satyricon. A prescindere da chi sia l’autore, quest’opera ha affascinato storici e critici per la sua tagliente ironia ed anche per gli aspetti stilistici e narrativi.
Innanzitutto il Satyricon rovescia i modelli di narrazione antecedenti. Se il modello greco di prosa e di romanzo ellenistico riportava una storia d’amore tra un uomo e una donna, Petronio scrive di un triangolo amoroso omosessuale tra tre uomini. Anche la struttura narrativa non è lineare (da qui la trasposizione cinematografica così frammentaria), ma segue quello che Fedeli chiama uno schema del labirinto. Il Satyricon è un viaggio, un’odissea rovesciata, una ricerca non della patria, bensì del piacere, nell’intenzione primaria di criticare la società. La scena del banchetto in tal senso è emblematica, poiché mette in luce e critica il lusso sfrenato della società e l’ostentazione delle proprie ricchezze.
L’opera è di opposizione e di ironia nei conformi del potere e della letteratura, una satira per antonomasia. Un altro elemento che contribuisce a fare dialogare Petronio con la tradizione è la presenza di dei racconti all’interno della storia. Infatti, sono presenti delle novelle il cui stile sembra ripreso dalla fabula milesia (raccolta di novelle perduta dell’autore greco Aristide di Mileto) e che ricostruiscono mitologia e costumi della società dell’epoca, deridendo costumi e ipocrisia. Non a caso Petronio è stato definito il primo dandy.
Il realismo del distacco
Quando si parla della figura del narratore nel Satyricon, si usa la definizione di realismo del distacco. Infatti, Petronio nel descrivere la società, pur deridendola e condannandola non prende parte ad una forma di giudizio effettivo, ma rimane nella dimensione del sarcasmo. Come affermava Nietzsche, è il liberatorio sarcasmo di un vento che sana ogni cosa, mentre costringe ogni cosa a correre. Per quanto realistica, la narrazione di Petronio spesso rimane sullo spensierato e onirico. Forse simile è il modo con cui Fellini tratta i propri personaggi, ad esempio i protagonisti di I vitelloni. Nel film senza dubbio Fellini condanna questi irresponsabili uomini di provincia, adulti ma di fatto incapaci di agire, ma li tratta quasi bonariamente conservando la risata e l’autoironia. Nessuno dei personaggi di Petronio e nemmeno un vitellone sembra subire alla fine una punizione grave, tuttavia entrambi gli autori mettono in luce la superficialità e la pochezza d’animo, in una risata che diviene poi riflessione e, con Fellini, soprattutto malinconia.