Notizia scandalo: quattro quindicenni ammoniti per cyberbullismo, offendevano un compagno con ADHD su whatsapp

Dei ragazzi iscritti ad una scuola superiore di Roma hanno creato un gruppo Whatsapp per sparlare del loro compagno.

Un ragazzo di 15 anni viene costantemente preso in giro dai compagni finché quattro di questi non vengono ammoniti per cyberbullismo con la firma del questore di Roma: il gruppo whatsapp dei ragazzi era stato creato per insultare il disturbo del collega.

Una notizia sconcertante in una scuola superiore di Roma

Il ragazzo preso di mira fa tutti i giorni i conti con una realtà difficile a causa di un disturbo dell’attenzione che influisce sul suo quoziente intellettivo. Dopo numerose richieste ai compagni di non prenderlo in giro, questi creano addirittura un gruppo whatsapp che porta il suo nome e in cui è inserito, solo per ricevere offese. Trovato il coraggio di parlare con i familiari e con i docenti scatta la denuncia alla polizia con le prove dei messaggi inviati. Come andrà a finire? L’ammonimento è stato portato a termine e i ragazzi vengono tenuti sotto controllo, se il comportamento ingiusto dovesse ripetersi verranno direttamente denunciati alla Procura dei Minori.

Un bambino e la realtà difficile dell’ADHD

I disturbi dell’attenzione e dell’iperattività – ADHD in acronimo – sono disturbi del neurosviluppo molto frequenti che persistono fino all’età adulta. Questa sindrome è stata inquadrata e definita scientificamente soltanto di recente, circa venti anni fa negli Stati Uniti, attraverso una pubblicazione del DSM III. Tale trattazione ha permesso a molti Paesi europei, tra cui l’Italia, di incasellare sintomatologie varie, spesso sottovalutate, in un quadro clinico unitario e di iniziare ricerche specifiche sul problema. Il deficit che maggiormente causa problemi riguarda le funzioni esecutive di attenzione selettiva e sostenuta causa un ritardo a livello di concentrazione e apprendimento, la memoria di lavoro risulta compromessa e scarse sono le capacità di problem solving. Se il deficit abbraccia, invece, l’aspetto di impulsività e iperattività sono l’autoregolazione e i freni inibitori ad essere compromessi. Oltre ai deficit già citati è giusto fare leva sulla regolazione emotiva compromessa delle persone con ADHD che hanno costantemente bisogno di rassicurazioni e sono più a rischio di crolli emotivi depressivi. L’ambiente scolastico è avvertito solitamente come ostile dai bambini iperattivi. Il dover stare necessariamente seduti è per loro una sofferenza e il concentrarsi per lungo tempo su un solo compito può annoiarli e metterli a disagio. Pertanto, dopo aver creato un rapporto di fiducia con i genitori, l’insegnante dovrà adottare delle piccole accortezze con gli alunni iperattivi senza per questo farli sentire diversi dal resto della classe. Ad esempio, può suddividere i compiti assegnati in piccole unità e ogni volta che i bambini ne completano una, concedere loro cinque minuti di pausa. Nel caso in cui si incontrano ulteriori difficoltà è utile organizzare un piano di studi in accordo con i genitori e con i medici specialisti. Il problema a livello scolastico risulta però il rapporto con i coetanei che è spesso messo a dura prova. Gli insegnati e la famiglia devono rimanere uniti per far fronte alle ingiustizie e rimanere con occhi e mente aperta. Il caso del ragazzo sopracitato, date queste premesse, risulta essere molto particolare e degno di nota, sia per la prontezza e il coraggio del 15enne sia per il comportamento dei genitori.

Il secolo del cyberbullismo: come comportarci?

Sempre più frequentemente si parla di bullismo e cyberbullismo senza prestare la giusta attenzione e importanza ai termini che vengono utilizzati anche con fare riduttivo. Il bullismo è una piaga sociale e con l’avvento delle nuove tecnologie non è raro parlare di cyber. Uno schermo elettronico protegge innanzitutto dallo sguardo e per questo rende più facile anche da parte degli osservatori prendere la parte del più forte – il bullo – minimizzando il senso di colpa. È stata la legge 71/17 entrata in vigore il 18 giugno 2017 a definire il bullismo elettronico come un insieme di atti vessatori che approfittano della debolezza della vittima in modo continuo e duraturo nel tempo protetti dall’anonimato dello schermo.I cyberbulli desiderano esercitare un qualche tipo di potere ed elevare il proprio status sociale insultando e umiliando gli altri, specialmente se la vittima viene considerata un soggetto debole o una minaccia. Possono pubblicare anonimamente, nascondersi dietro identità online o perfino utilizzare le proprie reali identità potendo contare sul fatto che non verranno affrontati fisicamente dalla vittima. Qualsiasi messaggio offensivo, denigratorio o minaccioso inviato attraverso un mezzo elettronico rappresenta un esempio di cyberbullismo. È inclusa la pubblicazione di foto o video umilianti su siti pubblici come Facebook o YouTube senza il consenso dell’interessato. I profili o i siti web fasulli creati per esporre o invadere la privacy di una persona sono altri esempi di cyberbullismo. Anche se gli strumenti e i trucchi utilizzati nel cyberbullismo possono sembrare ovvi, la parte più difficile nel combattere il cyberbullismo consiste nel fare ammettere alle vittime di essere tali, spesso a causa del senso di vergogna o alla paura che provano. Sfortunatamente, finché esisteranno persone con indole a causare sofferenza altrui, sarà molto difficile riuscire a debellare completamente il cyberbullismo. Cosa possiamo fare? L’informazione è fondamentale per non avere paura di denunciare – per le vittime – e per aiutare i genitori a prendere consapevolezza se c’è qualcosa che non va.

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