Il successo tutto italiano del momento, la serie tv “Mare Fuori”, ci fa capire come funzionano le condanne penali per le persone minorenni.
E’ la serie del momento. Tutti siamo bombardati, chi più chi meno, da pubblicità, amici, conoscenti e meme vari che ci invitano a guardare Mare Fuori. Prodotto di mamma Rai, ha affascinato e continua ad affascinare un’enorme fetta di pubblico soprattutto per le tematiche delicate che affronta. Certo, l’ambientazione è quella del carcere minorile di Napoli, ma non si ferma a illustrare la vita al suo interno. Parla di amicizia, di amore, di legami, ma anche di dipendenze, di Camorra, di autolesionismo, di salute mentale, di stupri e di relazioni tossiche. Insomma, indubbiamente un prodotto mediatico interessante per molti.
“Mare Fuori“
Successo della Rai, Mare Fuori ha ormai convinto anche i più scettici a darle una chance. La serie tv, per ora formata da tre stagioni, è ambientata all’IPM (Istituto di Pena Minorile) di Napoli, che affaccia sul mare. Tutto inizia con le uccisioni di cui si macchiano i protagonisti della serie, Carmine Di Salvo e Filippo Ferrari: il primo uccide un ragazzo di una famiglia camorrista rivale alla sua per difendere la fidanzata da un tentativo di stupro, mentre il secondo, dopo aver assunto sostanze stupefacenti e alcol, fa inavvertitamente cadere da un edificio un suo amico, causandone la morte. Entrambi finiscono nello stesso carcere, dove, fra gang camorriste e personaggi molto particolari, ognuno con la sua personalissima storia, impareranno valori come il rispetto, la responsabilità e l’onore.
La legge penale nei confronti dei minorenni
L’art. 27 della Costituzione italiana afferma che la responsabilità è personale. Per gli adulti, l’imputabilità (che è il fatto di essere riconosciuti potenzialmente come colpevoli e quindi punibili per un crimine) è sempre presunta, avendo loro, normalmente, capacità di intendere di volere. Per i minorenni non è lo stesso. Gli infra-14enni non sono mai imputabili, né punibili, a prescindere dal reato commesso, se non per misure di sicurezza minimamente coercitive. Tra i 14 e i 18 anni, invece, non viene presunta l’imputabilità, che deve essere accertata dai servizi minorili tramite una perizia psichiatrica, così come il grado di maturità del soggetto. Questi colloqui sono necessari per capire se il giovane era in grado di comprendere la gravità e le conseguenze del reato da lui commesso su lui stesso, sui propri cari, sulla vittima e sui familiari della vittima al momento del delitto.
Il Codice di Procedura Penale Minorile
Questo Codice, del 1988, regolamenta il procedimento penale a carico di un imputato minorenne tra i 14 e i 18 anni di età. L’idea fondante è quella della rieducazione del reo, così da garantirgli il reinserimento in società. Durante tutto il procedimento penale, gli adulti devono tutelare lo sviluppo armonico della personalità del minorenne; inoltre, l’iter giudiziario deve avere una valenza pedagogico-educativa, tale da essere sì afflittivo, ma soprattutto formativo. Il carcere viene chiamato istituto penale per minorenne e deve essere l’extrema ratio al momento della condanna, in quanto consiste nell’estraniamento sociale e nell’entrare in contatto con modelli negativi.