Estro formidabile, origine olandese e abilità pittorica degna di nota. Si tratta, insomma, di caratteristiche che ritraggono l’artista Pieter Bruegel il Vecchio e, quest’anno, ricorrono i 450 anni dalla sua scomparsa.
Chi è veramente questo pittore?
Numerose sono le notizie ricavate dagli studiosi su di lui, anche se, rispetto alla sua data di nascita, ci sono ancora parecchie ombre. Secondo le ricostruzioni più attendibili, si ritiene sia nato a Breda, in Olanda, tra il 1525 e 1530. Curiosa e del tutto appropriata è la fama che si è guadagnato e che molti critici gli hanno attribuito, ovvero “il pittore della gioia di vivere”. Tale appellativo è scaturito da un’acuta osservazione delle sue opere. Basti pensare che è stata la prima personalità artistica a dipingere i waffle, tipici dolci della sua terra, insieme a soggetti intenti a festeggiare e a danzare. La sua bravura si è manifestata persino nel mettere su tela alcuni proverbi fiamminghi, molto vicini agli aspetti più folli e irrazionali dell’uomo.

Bosch come fonte ispiratrice
Naturalmente questa sua genialità si è sviluppata grazie anche ad un artista a cui si è ispirato: Hieronymus Bosch. Si tratta di un altro celebre pittore fiammingo, importante pietra miliare per lo sviluppo della pittura e dello stile di Bruegel.

Bosch, dunque, ha operato sul finire del Medioevo e nei suoi dipinti si percepisce questo retaggio manicheo ma, allo stesso tempo, emergono delle novità rispetto al passato e si coglie anche la volontà di dialogare con la storia, con il mondo a lui contemporaneo e con gli eventi che fungeranno da filo conduttore tra lui e Bruegel. In entrambi, infatti, vengono allo scoperto queste idee di storia, di tradizione e di folklore che attraversano le loro tele. Proprio l’allontanamento dai soggetti tipici della pittura fiamminga (ritratti, temi mitologici o esclusivamente religiosi) hanno indotto Bruegel a creare l’opera Lotta tra Carnevale e Quaresima.

Cosa si nasconde dietro al dipinto?
Da pochi giorni, infatti, è cominciata la Quaresima, periodo lungo ben quaranta giorni che precede la Pasqua. Altro non è se non un tempo di preparazione, di riflessione e, in parte, di penitenza. Insomma, tutto l’opposto del Carnevale, tradizionale festa pagana all’insegna del divertimento, delle goliardie e della totale allegria. Si tratta, quindi, di due ricorrenze vicine nel tempo, ma agli antipodi nella loro finalità. Tale stridente contrasto è stato ben esemplificato da Pieter Bruegel nel suo quadro menzionato precedentemente.

Tutta la scena si svolge in una piazza di paese, divisibile in due parti: da un lato si percepisce il clima sfrenato e carnevalesco, dall’altro quello più dimesso della Quaresima. Incarnazione del Carnevale è l’uomo panciuto seduto a cavalcioni su una botte, al cui interno si intravede un maiale. Egli, inoltre, è circondato da succulente pietanze. Di contro, la Quaresima è impersonata da una donna smunta e pallida che combatte contro lo spiedo del suo rivale con due aringhe. Esemplari sono anche i soggetti presenti accanto a loro. Nel caso dell’omuncolo, è stato identificato un macellaio vestito di giallo, il colore dell’inganno. Vicino alla donna, invece, ci sono dei bambini nelle cui mani c’è il pane quaresimale.

Tuttavia, tale duello è allegorico, poiché rimanda all’attrito si respirava nel Cinquecento tra la Chiesa Cattolica, che celebrava la Quaresima, e la Riforma protestante che l’aveva abolita.

Ma c’è dell’altro. Occorre notare che Carnevale ha un notevole rigonfiamento sulla schiena che allude all’ingente quantità di colpe e debolezze umane, mentre la sua rivale possiede una lanterna spenta. Ciò suggerisce lo spegnimento del lume della ragione. Elemento più emblematico e significativo, però, è la coppia al centro del dipinto. I soggetti danno le spalle all’osservatore e sono accostabili all’umanità intera, anonima, che va incontro ad un ineluttabile destino e un’esistenza attraversata da forze tra loro indistricabili e stridenti.

Elisabetta Di Terlizzi