La cronaca ci racconta di terrificanti storie che prendono vita online e arrivano nel mondo reale. Ma questo fenomeno non è nuovo.
Alcune storie hanno il potere di coinvolgerci maggiormente rispetto a molte altre. Se ci fermassimo a domandarci quale sia la ragione di questa misteriosa attrazione, ci renderemmo conto che a catturarci sono la curiosità mescolata a un sentimento forte. Quello che spesso attira più la nostra curiosità è proprio la paura.
Una storia della Paura
L’attrazione per ciò che è impressionante e spaventoso è qualcosa di molto antico per l’uomo. Sebbene la letteratura del terrore abbia conosciuto una vera e propria esplosione a partire dalla metà del 1700 in Inghilterra (con il romanzo “Il Castello di Otranto” di Walpole), dove vengono scritte le prime novelle che introducono l’elemento soprannaturale visto in un ottica non più religiosa ma spaventosa e pericolosa, le storie di paura fanno parte della narrazione popolare dall’alba dei tempi. Questo perché l’uomo ha da sempre avuto un forte desiderio di spaventare ma anche di essere spaventato. Una cosa che può apparire illogica, ma se pensiamo alla vasta produzione letteraria che fin dall’antichità è giunta ai giorno nostri fino a trasformarsi in filoni cinematografici di successo, ci rendiamo conto che non è così strano. La ricerca del brivido e dell’emozione, l’idea di un elemento soprannaturale che si nasconde nell’ombra e non può essere spiegato attira costantemente moltissimi lettori e spettatori cinematografici. Al giorno d’oggi i racconti spaventosi non vengono più sussurrati a bassa voce ma presentati dentro luminosissimi siti internet che hanno lo scopo di attirare il lettore e riportare storie sempre più curiose. Ogni storia, fino ad ora aveva un potere limitato, perchè raccontata da un amico o letta casualmente ispirava un certo brivido ma poteva essere accantonata come sciocchezza. Ma quando una storia non è raccontata da un conoscente ma da un telegiornale la situazione cambia. Il racconto, che magari nella sua costruzione era stato talmente ben elaborato dall’assumere connotati di verosimiglianza, diventa vero a tutti gli effetti e la paura è reale. Ecco come nascono le leggende urbane. Non è più, anche da un punto di vista della scrittura, una storia che inizia con un fumoso “si racconta che”, che rimanda a un “qualcuno” non ben precisato nello spazio e nel tempo ma i riferimenti temporali e spaziali sono precisi e, a volte, verificabili. Le leggende urbane non si limitano, dunque, a essere storie uscite dalla fantasia per intrattenere un lettore ma diventano parte della vita stessa di chi le ascolta, coinvolgendolo su più piani e “materializzandosi” nella quotidianità fino a diventare i protagoniste dei numerosi fatti di cronaca nera che, con sempre più frequenza, vengono riportati dagli organi di stampa internazionale e nazionale (l’ultimo è il triste caso legato al racconto “Jonathan Galindo”) che parlano di mostri terribili usciti dal web o di presunti uomini neri che, a partire dalla storia costruita attorno a loro, cercano un loro spazio anche nella nostra realtà come mai era accaduto prima nella storia della letteratura. Ma una cosa che pochi sanno è che il fenomeno delle leggende urbane ha un illustre antenato nella produzione libraria proibita.
Libri proibiti: il terrore nella conoscenza
Esistono infatti alcuni libri che per la loro storia sono stati etichettati con il nome di “libri maledetti”, libri che infondono lo stesso timore reverenziale che una Creepypasta potrebbe dare a un lettore odierno. Ora è bene essere più precisi su questi “libri”. Alcuni di questi non sono altro che antichi manoscritti o libri di stampa che a causa del loro contenuti (o perché redatti da autori che non incontravano le grazie di poteri politici o religiosi come nel caso dei libri inseriti nelle liste dell’Inquisizione), sono stati bollati come pericolosi e dannosi. Il possesso di questi libri trasferiva l’aura di oscurità e malignità anche sul portatore che veniva visto come una persona pericolosa e terribile. L’idea di sventura che questi libri portavano con sé (che più che sventura era una conseguenza ad aver trasgredito un ordine proveniente da una autorità) e che si trasmetteva ai proprietari è probabilmente l’origine del senso di paura che per secoli ha attraversato la mente di coloro che erano in possesso di questi volumi (per maggiori chiarimenti invito la consultazione del volume “Libri al Rogo” di Lucien X Polastron). Pensare che in qualche modo la lettura di alcuni volumi, il cui contenuto forse per licenziosità forse per mancata ortodossia, potesse in qualche modo nuocere al lettore rimase radicata nel tempo nella società e venne sfruttata dal genio creativo di Umberto Eco all’interno della trama del suo romanzo più famoso, “Il Nome della Rosa” dove i misteriosi omicidi sono attribuiti alla lettura di un testo appartenente alla letteratura classica.
I libri maledetti: la Paura fatta a volume
Ma non sono solo i libri proibiti che ispiravano sacro terrore in chi leggeva. Esistono alcuni testi che sono stati diffusi accompagnati proprio da un manto di oscurità e di terrore che similmente oggi ritroviamo nelle Creepypasta. Questi libri vengono appellati, sia dagli studiosi che dalla gente comune con la nomea di “maledetti”. Ma cosa rende un libro, un “libro maledetto”’? La caratteristica più importante è l’idea che l’oggetto fisico in sé, ovvero il volume sia per sua natura e origine, portatore di sventura o che il suo possesso possa in qualche modo recare danno al proprietario. Esistono molte leggende popolari che raccontano di libri maledetti (come i “Grimori di Agrippa” o i “Libri del Diavolo” nelle leggende tedesche del 1400-1500) ma la storia dei libri maledetti inizia con l’alba delle civiltà, ovvero con L’antico Egitto con i leggendari “libri di Thot” e con il “Libro dei morti” il cui ritrovamento, accompagnato da misteriosi incidenti in cui incorsero molti studiosi e possessori, fecero nascere l’idea che alcuni manufatti fossero per loro natura “maledetti”. Nella storia incontriamo molti altri esempi che si potrebbero riscontrare e per questo invito il lettore a consultare il saggio “i libri maledetti” Jacques Bergier, dove lo studioso francese fa un lungo elenco di libri e di letture la cui consultazione potrebbe nuocere gravemente alla salute del lettore. I libri maledetti furono un eccezionale canovaccio di ispirazione per quegli autori della narrativa dell’orrorifico (come Lovecraft e Howard) e del fantastico (come Poe) che arrivarono a creare delle complesse mitologie librarie attorno ai pseudobiblion, ovvero libri maledetti per definizione che tuttavia non esistono nella realtà e che, talvolta, sono ancora punto di partenza per molte leggende urbane.