Il potere conta più delle vite umane: scopriamolo con 3 romanzi della letteratura ispanoamericana

La storia dell’America Latina è molto spesso ignorata da noi europei perché abbiamo una visione eurocentrica del mondo. Da un lato è comprensibile, si parla della nostra storia, ma dall’altro non ci rendiamo conto che in questo modo stiamo tagliando fuori una fetta importantissima del nostro passato che ha causato non poco dolore e morte.

Quando si arriva a Colombo, nelle scuole, lo si elogia come il grande navigatore che scoprì l’America. Alla meglio si racconta lo sfruttamento degli spagnoli nei confronti degli indigeni, le guerre per sottrarre loro i propri territori, il fatto che le popolazioni locali spesso morirono per le malattie portate dagli europei. Ma cosa è successo dopo? Dopo la cacciata degli europei ci hanno pensato i nordamericani a “civilizzare” popolazioni talmente arretrate da non sapersi governare.

1. PEDRO PARAMO DI RULFO

“Pedro Paramo” viene compreso in una corrente letteraria detta “realismo magico”. Avvenimenti soprannaturali si sviluppano in contesti realistici, la magia si mischia con la realtà. La letteratura ispanoamericana non è facile da comprendere soprattutto se non si conosce la storia del paese, costellata da dittature e colpi di stato. Il testo si compone di varie parti. Il primo filone è narrato in prima persona, il protagonista è Juan Preciado, il figlio del “piccolo dittatore” di Comala Pedro Paramo. Un altro filone è quello che racconta indirettamente la vita di Pedro Paramo. Il dittatore non si fa scrupoli, uccide rivali, corrompe e sfrutta chiunque, stupra donne per affermare il proprio potere. Comala è una città immaginaria popolata dai mormorii dei morti che l’hanno abitata. I morti però sono parte integrante dell’azione, dialogano con i vivi ed hanno persino il potere di ucciderli. La storia è molto intrecciata tra passato e presente. È interessante scorgere il malessere dei personaggi e riportarlo alla realtà di quei paesi che questi stati d’animo li hanno vissuti veramente, costantemente sottomessi da persone assetate di potere, dai colonizzatori di ieri ai dittatori di oggi in una storia che si ripete all’infinito. Attraverso questo romanzo Rulfo racconta la storia di sfruttamento del Messico.

2. CENT’ANNI DI SOLITUDINE DI MÁRQUEZ

Chi non ha sentito parlare di questo romanzo? È la storia di sette generazioni della famiglia Buendía, attraverso la quale si racconta una parte di storia della Colombia con la fondazione della città immaginaria di Macondo nel 1830 fino alla crisi economica post-bananiera del 1930. Presenta elementi magici, infatti anche questo libro appartiene alla già citata corrente del “realismo magico”. Márquez in un certo senso deve a Rulfo l’ispirazione per il suo più grande romanzo. Il tema dello sfruttamento è qui affrontato tramite la storia della compagnia statunitense United Fruit Company, impiegata principalmente nell’esportazione di banane. Gli operai della compagnia chiedono dei salari adeguati e condizioni di vita migliori. Dopo vari scioperi gli dicono che otterranno ciò che chiedono. La multinazionale però decide di far riunire i braccianti alla stazione ferroviaria e lì ad attenderli c’è una truppa militare che spara sulla folla. José Arcadio Secondo, protagonista di questa vicenda, si ritroverà in un treno circondato da cadaveri ma quando racconterà l’accaduto non verrà creduto da nessuno. Un’altra realtà insabbiata, anche questi sono fatti realmente accaduti.

3. LA FESTA DEL CAPRONE DI VARGAS LLOSA

“La festa del caprone” racconta l’era di Trujillo in Repubblica Dominicana da 3 prospettive diverse: una storia personale, quella di Urania, figlia immaginaria dello stretto collaboratore del dittatore Agustín Cabral, la prospettiva di Trujillo ed infine quella dei suoi assassini. Le ultime due raccontano l’ultimo giorno di vita del caprone, prima di essere assassinato sulla sua auto. Nel romanzo si mischiano personaggi realmente esistiti e personaggi immaginari. Descrive la dittatura di un uomo idolatrato dal suo popolo, tutti lo temono come se fosse un dio onnipotente, poiché di fatti ha potere di vita o di morte. Nel libro si dice che Trujillo non sudasse mai, altro fatto che lo paragona ad un essere semi divino. Fatto invece che lo riporta sulla terra è il suo presunto tumore alla prostata con conseguente minzione incontrollata e disfunzione erettile, particolare non da sottovalutare dato che lo priverà della componente virile per eccellenza. Si dice che in America Latina o fotti o sei fottuto, o domini o sei dominato e lui era senza dubbio uno che dominava sotto tutti i punti di vista. Le storie degli assassini rivelano il dolore che causava il regime, mentre quella di Urania è una storia di rabbia e di forte risentimento che prova verso il padre e quella stessa terra in cui è cresciuta.  La realtà storica ci dice che il governo di Trujillo fosse appoggiato dai nordamericani per meglio controllare i commerci nell’isola. Un’altra storia di soldi e potere a discapito dell’umanità.

4. UNA DURA PRESA DI COSCIENZA

Questi romanzi rappresentano un grido disperato che è stato sempre soffocato, messo a tacere per motivi economici e politici. Gli statunitensi, che si sono spesso innalzati a paladini della giustizia, si sono rivelati i più grandi sfruttatori di queste terre. Nonostante la brevità di questo articolo non si vuole promuovere una visione semplicistica delle vicende, al contrario. La situazione oltre ad essere alquanto delicata è molto complicata. Sarebbe troppo facile scaricare le colpe sugli Stati Uniti dimenticando la storia pregressa dell’America Latina. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che succede dall’altra parte del mondo, se non altro perché la banana “chiquita” almeno una volta l’abbiamo mangiata anche noi.

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