Un recente studio correla la presenza di alcuni microrganismi nel nostro corpo con l’incidenza di disturbi mentali come la depressione.
Solo dieci anni fa, divulgare che dei microrganismi presenti nel nostro intestino potessero influenzare un sistema complicato come quello nervoso poteva farti passare per un pazzo, condannandoti ad una vita di pregiudizi sulle tue pubblicazioni. Oggi non più. Un articolo pubblicato pochi giorni fa su Nature Microbiology mette luce sui legami tra il cervello e i trilioni di graziosi animaletti che ospitiamo nel nostro intestino. Ma cos’è il microbiota? E come funziona quest’asse intestino-cervello?
The human microbiome
Quando parliamo di microbiota umano pensiamo a batteri che vivono e proliferano a nostro discapito nell’intestino, il concetto è però molto più ampio. L’insieme infatti di tutti i microrganismi che risiedono su o all’interno di tessuti del nostro corpo può essere considerato microbioma. Tra i luoghi più frequentati troviamo ghiandole, pelle, saliva, polmoni e naturalmente tratto gastrointestinale (ma non solo). Questi organismi possono essere inoltre di vario genere: troviamo batteri ma anche molti protisti, funghi, virus e virioni. È corretto specificare che il loro numero è circa tre volte maggiore rispetto alle cellule che compongono il nostro organismo. Alcuni di questi sono commensali, nel senso che si approfittano di noi senza però danneggiarci, altri hanno una relazione invece mutualistica nella quale entrambe le specie traggono benefici. L’insieme di questi microrganismi che, in condizioni normali non causano malattie, prende il nome di flora batterica.
La correlazione tra microrganismi e sistema nervoso
Gran parte di ciò che si conosce finora si basa su studi che mostrano correlazione tra i metaboliti (prodotti di scarto del metabolismo) di specifici batteri intestinali con sintomi neurologici. Nonostante questo molti studi sono inconcludenti: non dimostrano causa ed effetto, oppure alcuni utilizzano modelli animali che non rispecchiano tratti o comportamenti umani. Gli autori della ricerca hanno invece analizzato il DNA del microbiota di 1.000 individui, partendo dalle loro feci. Successivamente il team ha correlato le diverse specie trovate con la qualità della vita dei partecipanti e l’incidenza della depressione. I ricercatori hanno quindi estratto i dati, convalidandoli con uno studio indipendente su altri 1.063 persone, per generare un elenco di molecole prodotte da questi organismi, potenzialmente in grado d’interagire col sistema nervoso centrale.
I risultati della ricerca
Nella pubblicazione si legge che due gruppi di batteri, Coprococcus e Dialister, erano presenti in concentrazioni ridotte in individui clinicamente depressi. L’ipotesi è che alcune specie sono in grado di produrre molecole simili alla dopamina, serotonina e vari neurotrasmettitori, i quali possono poi interagire con il sistema nervoso. Bisogna tener conto che sono solo correlazioni e purtroppo non ancora delle vere e proprie cause. La sfida ora è dimostrare se e come queste molecole arrivano fino al cervello. Così, in caso di disturbi mentali, basterebbe agire sulla flora batterica piuttosto che sottoporsi a noiose sessioni dello psicologo.
