Eroe è colui che si ammira, si segue, capace di gesta impensabili sempre volte a fin di bene. Il cattivo è, all’opposto, il nemico per antonomasia, che ci disgusta e che vorremmo lontano da noi. Tra questi due estremi esiste ora una figura di mezzo: l’antieroe.
La figura antieroica è sempre stata presente in letteratura ma oggi più che mai appare diversa e molto cambiata. I personaggi de La casa di Carta ne sono un chiaro esempio.
L’antieroe nella classicità
Il mondo antico, tanto idealizzato come epoca eroica, in effetti presenta poche figure di questo tipo. Si può forse pensare a personaggi ambigui come Tersite o Filottete (una tradizione lo vuole scacciato dalla sua patria) anche se esiste un solo chiaro antieroe nella letteratura classica, l’argonauta Giasone. Il capo della spedizione in cerca del vello d’oro è sicuramente un eroe: è forte, valoroso, di nobile stirpe, però gli manca qualcosa per raggiungere la caratura di un Achille o un Diomede. Possiamo forse parlare di determinazione e sicurezza. Una caratteristica tipica del comandante degli Argonauti sono infatti il dubbio e lo sconforto che lo colgono a più riprese nell’opera scritta da Apollonio Rodio. Basti pensare come all’inizio del poema, in procinto di partire, invece che raggiante per la futura gloria, Giasone rimanga pensieroso e cupo, temendo per la sorte sua e dei compagni.
L’antieroe nella letteratura moderna
La figura dell’antieroe conosce un suo momento d’oro nella letteratura moderna, da Verga in poi. Assume anche una connotazione differente, che non vede più la sua differenza con l’eroe vero e proprio solo nella minor caratura del personaggio. Gli antieroi di questo periodo non solo sono infinitamente lontani da figure come gli eroi del passato, ma in molti casi si avvicinano (a volte persino risultandogli moralmente e caratterialmente inferiori) al lettore. I personaggi verghiani ne sono un chiaro esempio. Pensando ai Malavoglia un lettore dell’epoca mai avrebbe identificato i personaggi con la caratteristica eroica. Anzi, si sarebbe trovato di fronte delle figure per lui abiette, spesso rozze e con comportamenti sciocchi. Eppure non possiamo negare che, in una certa misura, siano figure eroiche, se non altro per la forza e la determinazione con cui cercano di migliorare le propria condizione. Accanto alla figura dell’antieroe dalle poche qualità, ma tutto sommato onesto, si affaccia un antieroe spesso moralmente discutibile. Queste figure potenzialmente avrebbero le caratteristiche per essere eroi, così come i mezzi o le opportunità, ma non le sfruttano, pensano solo al proprio tornaconto e compiono azioni chiaramente non condivisibili. È il caso dei personaggi di D’annunzio, uomini di classe, intelligenti e belli, spesso con ottime qualità, ma che le sperperano in cerca del sommo piacere o della soddisfazione dei loro bassi appetiti.
L’antieroe su Netflix: la Casa di Carta
Ai giorni nostri la figura dell’antieroe è cambiata una volta di più. Spesso si tratta di personaggi che in parte combinano caratteristiche già citate (moralità discutibile, dubbio costante, poche qualità), ma che ne aggiungano una nuova: essere, a rigor di logica, dei cattivi. In questo eccelle come esempio La Casa di Carta. I suoi personaggi sono antieroi, tutti, nessuno escluso, per le ragioni sopra citate. Nessuno di loro brilla per capacità eccezionali, moralità e fermezza di propositi e proprio per questo sono sovrapponibili a persone comuni. È questa la chiave di lettura per l’apprezzamento di questi eroi, il fatto che siano persone “reali”, con mille problemi, storie complicate e costantemente in dubbio. Da qui nasce la simpatia dello spettatore. Oltra a questo la banda del professore è antieroica proprio per le sue azioni illegali: rapine, sequestri di persona, acquisto di armi sul mercato nero. La nuova frontiera dell’antieroe è questa: non più un personaggio tutto sommato buono, che non fa male a nessuno e che con le sue poche qualità fronteggia una vita più forte di lui, ma veri e proprio criminali. Questa nuova generazione, però, gode di qualcosa di cui le precedenti non potevano usufruire: il ribaltamento di prospettiva. Attraverso numerosi processi di simpatia e immedesimazione, a volte fallaci o scontati, lo spettatore è portato a provare attrazione per quelli che sono, razionalmente, dei cattivi, fino al punto di tifare per loro contro le forze dell’ordine, che per natura dovrebbero essere i buoni.