Avere una parola sulla punta della lingua è sinonimo di buona memoria?

Ce l’ho sulla punta della lingua?

Molte le persone che sperimentano la sindrome del “ce l’ho sulla punta della lingua”. I “sintomi” comuni sono una specie di tormento simile a quello che precede uno starnuto; un visibile sollievo una volta recuperata la parola, e la sensazione di poter replicare il suono, ma non il significato del vocabolo. L’aspetto notevole di questa forma di dimenticanza è che si trova comune in qualsiasi cultura, in qualsiasi lingua, in qualsiasi gruppo di età. Non solo, esiste anche una forma simile per il linguaggio dei segni: avere una parola “in punta di dito”. Non è un segno premonitore di futura demenza senile o malattia di Alzheimer ma è semplicemente parte del modo in cui comunichiamo, una caratteristica dell’impostazione del linguaggio. Le probabilità di non trovare una parola sono più alte con termini che usiamo poco ma ci sono anche categorie di parole molto utilizzate. 

Le parole della scienza

La sensazione di sapere qualcosa è spesso un’indicazione buona del fatto che sappiamo davvero. Ciò è dimostrabile se solo utilizziamo il suggerimento giusto. Un esempio? Pensiamo alle capitali di vari Paesi: Turchia, Bulgaria, Australia, Thailandia. Forse in questo modo ci sembra di conoscerle ma non riusciamo a ricordarle. Basta il suggerimento delle iniziali (A, S, C, B) per recuperarle dalla memoria. Per un buon recupero dell’informazione, c’è bisogno di prestare attenzione al suggerimento, un suggerimento che deve essere appropriato. Determinante è anche la forza associativa tra ricordo e oggetto da ricordare e il numero di suggerimenti. L’esempio delle capitali è solo uno dei casi in cui non riusciamo a recuperare la memoria. In questo caso di può parlare di memoria diretta perché viene esplicitamente richiesta una rievocazione prima libera e poi guidata da indizi. 

La memoria e gli indizi interni

La memoria non dipende solo da indizi esterni legarti al contesto ambientale a cui spesso prestiamo attenzione. Se, invece, ci basiamo sul nostro stato possiamo assistere a vari tipi di fenomeni che necessitano di indizi diversi. La memoria dipendente dallo stato psicofisico si osserva quando atti compiuti sotto l’effetto di sostanze si ricordano solo in quello stato. La memoria congruente con l’umore, quello stato in cui si tende a rievocare solo ricordi con lo stesso tono emotivo del momento. La memoria dipendente dall’umore e indipendente dal ricordo dove la congruenza è tra l’umore quando accade il ricordo e quando dobbiamo rievocarlo.

Trucchi per aiutarci con la memoria

C’è una cattiva notizia: non possiamo fare molto quando accade. Solo utilizzare determinate parole o nomi più spesso può rendere meno probabile un vuoto di memoria, quindi, se non riusciamo a ricordare il nome di una persona che dobbiamo vedere in riunione semplicemente possiamo provare a ripetere il suo nome ad alta voce. Un altro trucco per accelerare il ritorno della parola perduta è proposto da Gary Small, professore di Psichiatria all’Università della California di Los Angeles. Bisogna scrivere tutte le possibili associazioni che ci vengono in mente al posto del fatidico vocabolo. Una di queste conterrà il suggerimento definitivo al termine scomparso.

Francesca Morelli

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