Il Web, nato come strumento di comunicazione, accompagna le nostre vite da ben 30 anni ormai. Ma sarebbe riduttivo intenderlo come tale, un semplice compagno al nostro fianco
Di uno spazio tecnico si può parlare veramente se i punti sono intessuti a maglie fitte fino a formare una rete. Quando ciò avviene, ci si accorge che non esiste alcuna singola attività la quale non sia in relazione con tutte le altre
Questo brano non è frutto di un informatico, né tanto meno di un saggista dei new media. Fu il filosofo Ernst Junger a scriverlo ne L’operaio (1932), a proposito di quella tecnica senza volto che avrebbe colonizzato il mondo, al punto tale da rappresentarne il destino. Parole di grande lucidità e forza profetica se pensiamo alle vite online che stiamo vivendo e che ogni giorno configuriamo. Nemmeno Tim Berners Lee, il fisico inventore della Rete, avrebbe immaginato l’evoluzione di una simile creatura. Nel bene e nel male.
Alle origini del Golem informatico
Praga, 1580. Stando alla leggenda, il rabbino Bezabel costruì un gigante d’argilla a cui diede il nome “Golem” (massa informe, in ebraico), con lo scopo di difendere il popolo eletto dalle persecuzioni. Imprimendo la parola “emet” (verità) sulla fronte, questa scultura si animava magicamente, pronta a scatenare la sua prodigiosa forza secondo gli ordini del rabbino. Un potere che tuttavia rischiava di sfuggire al controllo.
Questo mito è stato evocato spesso in campo tecnologico. Un’immagine suggestiva che non smette di colpire apocalittici e integrati riproponendo un sogno dell’uomo moderno: dare la vita a macchine intelligenti su cui esercitare il potere. Ma cosa pensare se, come diceva un certo Heidegger, la tecnica non riguarda solo il singolo artefatto manipolabile ma l’intero orizzonte verso cui siamo trainati?
questa potenza è cresciuta a dismisura e oltrepassa di gran lunga la nostra volontà, la nostra capacità di decisione, perché non è da noi che procede
L’artefatto progettato da Berners Lee nel 1989, in veste di consulente al CERN, serviva per agevolare le comunicazioni tra ricercatori. Fu la scintilla dei paradigmi dell’online:
- l’interattività, ovvero un’inedita possibilità d’intervento per gli utenti-fruitori, i soggetti passivi della tradizione massmediatica;
- l’ipertestualità, costruita mediante l’HyperText Markup Language (HTML), per cui ogni testo diventa parte di un bosco narrativo fluido e illimitato, ricco di sentieri aperti verso nuove informazioni;
- il concetto di ragnatela, ovviamente, senza la quale sarebbe impossibile fondare le comunità virtuali prive di centro e periferia che tessono il sapere collettivo.
Siamo una “massa informe” fuori controllo?
Il “rabbino” Berners Lee, tuttavia, si è reso conto che l’inarrestabile evoluzione del Web si è allontanata dal quadro di un’armoniosa democrazia fondata sulla conoscenza.
Abbiamo a disposizione un numero spropositato di sentieri per accedere a informazioni che chiunque ha la facilità (ergo, purtroppo, l’autorità) di architettare, specialmente con l’avvento della cultura social. Si tratta di una mole di dati spaventosa per le nostre risorse cognitive. Il che spiega l’elevata viralità delle fake news: scorciatoie che ci evitano un sovraccarico ma incentivano disattenzione e superficialità.
i tradizionali intermediari dell’opinione pubblica, quelli che per esempio resistono in Tv nei panni dell’esperto, vengono scavalcati dalla massa. Non solo ogni gerarchia salta, qualora non sia misurata in termini di following, ma il senso di responsabilità per ciò che si comunica (ammesso che si abbia davvero qualcosa da comunicare oltre un mero gioco narcisistico) diventa terribilmente più labile nel cyberspazio. Odiare sembra una pratica socialmente accettata nell’etichetta digitale, proprio perché gli haters si sentono giustificati dalla distanza che li separa dai loro bersagli. Oltre che da un mal riposto senso di eroismo, a dirla tutta.
Noi utenti del Web non capiamo come riprendere il controllo del Golem. Ma la maggior parte non ne sente la necessità. Forse perché, senza rendercene conto, siamo diventati noi il Golem.
Consigli per una buona educazione in Rete
Il progetto di un Web migliore non può prescindere da una responsabilità collettiva. Sia dei governi, in quanto garanti di regolamenti e normative al passo coi tempi, sia di utenti consapevoli. Ecco alcune linee guida che emergono spesso da incontri educativi per ragazzi (e che farebbero bene agli adulti):
- non postare contenuti compromettenti per la tua reputazione. Perché la Rete non getta nulla e la gente non dimentica i tuoi lati peggiori;
- mantieni toni pacati e non sprecare tempo con chi vuole semplicemente litigare;
- ricordati di coltivare rapporti anche fuori dai social;
- fa attenzione alle notizie specie con titoloni altisonanti e verificale su più siti.
- leggere informazioni online è meno faticoso certo ma se vuoi capire davvero un argomento, rivolgiti alla carta. Hai letto questo articolo ma senti che ti è sfuggito qualcosa e vorresti saperne di più? Sei sulla buona strada.
Luca Volpi