Rubare può essere morale? Chiediamolo ad Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo

Chi è il ladro gentiluomo? Nientemeno che un personaggio stereotipato desunto dalla letteratura popolare, in particolare dal feuilleton ottocentesco e dal genere giallo. Secondo la linea di pensiero vittoriana, costui risultava un ladro particolarmente educato ed istruito. All’interno delle cronache del tempo, gli atti di tale tipologia di criminale destarono notevole scalpore proprio a causa d’un modus operandi decisamente signorile. La figura del ladro gentiluomo, al seguito di ciò, finì per ispirare i personaggi principali d’alcune tra le maggiori opere letterarie ambo contemporanee e posteriori. Lo stesso Arsenio Lupin, ideato da Maurice Leblanc, ne fornisce una prova. Tuttavia, è necessario porsi un quesito: l’agire di simili soggetti, in termini di etica e morale, subisce una mutazione? È corretto parlare di giustizia altresì nell’ambito dei furti? Mediante il seguente articolo tenteremo d’analizzare la questione e di fornirne una risposta.

La vita intesa come ricerca dell’emozione e dell’avventura: ecco il ladro gentiluomo

 

Un gentiluomo – come già discusso in un precedente testo – rappresenta, nell’immaginario comune, un individuo dotato d’un titolo nobiliare ereditato ed altresì di relative ricchezze. Non necessitando di lavorare per vivere, dunque, egli si presume non rubi al fine di conseguire un certo benessere materiale. Tutt’al più, è opportuno ritenere che sia il gusto dell’avventura a condurlo in errore, per così dire. I ladri gentiluomini constano pertanto di personaggi che raramente agiscono mediante l’utilizzo della forza e che neppure ricercano l’anonimato. Essi, non sospinti da malevoli intenti, risultano caratterizzati da un’ingente dote d’astuzia e sfuggevolezza, da fascino e bella presenza. Tali accezioni consentono loro di condurre e portare a termine colpi piuttosto complessi, saziandosi mediante l’emozione derivata dall’atto in sé.

Le caratteristiche del ladro gentiluomo secondo Erik J. Hobsbawm

Secondo lo storico e scrittore britannico Erik J. Hobsbawm, il ladro gentiluomo – che egli riconosce per antonomasia nella leggendaria figura di Robin Hood – possiede nove principali caratteristiche:

1) l’esordio della sua carriera s’attribuisce non tanto ad un delitto quanto ad un’ingiustizia di cui è stato vittima. 2) Egli presenta un irrefrenabile senso di giustizia, che lo spinge ad agire in virtù d’un rimedio verso i crimini non perseguiti o riconosciuti. 3) Impoverisce gli uomini benestanti al fine di arricchire i più umili – ovverosia ruba al ricco per dare al povero. 4) La sua azione non termina con l’uccisione del nemico, a meno che non si tratti d’autodifesa o, talvolta, di motivata vendetta. 5) Egli risulta estremamente legato alla propria comunità natia. 6) Viene ammirato ed aiutato da un gruppo, al comando del quale è posto. 7) La sua morte avviene unicamente a causa d’un tradimento. 8) Quasi sempre questi non si manifesta direttamente, agendo nell’ombra e rivelandosi invisibile. 9) Egli non intende contrastare le autorità supreme, bensì si rivolta unicamente contro i rappresentanti delle oppressive autorità locali.

Arsenio Lupin tra letteratura e manga: il legame con il ladro gentiluomo

La caricatura di Lupin III, personaggio del manga ideato da Monkey Punch

Arsène Lupin – italianizzato in Arsenio Lupin – è un personaggio immaginario ideato e stillato da Maurice Leblanc nel 1905. Egli incarna, dopo Robin Hood, la figura del ladro gentiluomo per eccellenza. Elegantissimo e raffinato, amante delle donne, del gioco e del lusso, Lupin ruba tanto per sé quanto in virtù dei bisognosi, sottraendo i beni ai più facoltosi. Altresì abile trasformista, questi risulta in grado di cangiare la propria immagine estetica con notevole semplicità, ingannando i più ed agendo costantemente nell’ombra. L’intelligenza e la furbizia, così come l’ironia e l’audacia, lo rendono un individuo incredibilmente colto, intenditore d’arte ed abile seduttore. Lupin non ricorre mai alla violenza, se non allorché la cosa si manifesti come necessaria. I suoi avversari risultano l’ispettore Garimard, appartenente al corpo di polizia francese, ed il detective Herlock Sholmes – una chiara allusione al noto personaggio Sherlock Holmes.

Il valore morale del ladro gentiluomo: è possibile rubare secondo giustizia?

In ambito etico, la “buona vita” differisce dalla “vita buona“, poiché unicamente la seconda presenta un giudizio in termini di condotta. Le virtù, abbondantemente studiate nel corso della storia filosofica occidentale, consistono in disposizioni non interamente innate ed insite nella natura umana. Esse presentano i caratteri d’acquisizione e coltivazione, considerando che debbano essere appunto apprese mediante l’insegnamento e la costante messa in pratica. Secondo l’etica della virtù, perciò, la moralità non concerne una qualche obbligatorietà dell’azione, bensì la reale e concreta tipologia di carattere che conduce all’azione. In altri termini, essere morali non significa agire da persone morali, bensì consistere in persone morali. Le disposizioni caratteriali si suddividono in due differenti tipologie: l’egoismo del tratto e l’utilitarismo del tratto. Mentre la prima asserisce che le virtù contribuiscono al benessere personale del soggetto – appunto l’egoismo – la seconda inneggia alle virtù quali tratti caratteriali atti alla promozione del bene generale.

Riferendosi al ladro gentiluomo – che si chiamerà, per prassi, Arsenio Lupin – è possibile definire il suo agire morale e giusto? Di fatto, egli compie un atto criminoso, ovverosia la sottrazione d’un bene ad un obbiettivo prestabilito. Tale gesto, preso nella propria singolarità, non può essere ritenuto etico e morale. Se si considera l’ambito del tratto caratteriale utilitaristico, però, è possibile denotare come egli non agisca meramente in virtù di sé stesso, bensì spesso in favore del bene comune. Lupin contribuisce alla cattura di malfattori e briganti, garantendo il benessere della comunità e limitando il male creato da tali individui. La sua, insomma, risulta un’azione ingiusta dettata da giuste motivazioni ed animata dal senso di giustizia. Tuttavia, per quanto egli agisca sulla base di presupposti benevoli e morali, ciò non toglie, comunque, che un simile comportamento sia da considerare illegittimo secondo legge.

– Simone Massenz

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