Il modo in cui siamo fatti influenza il luogo dove vorremmo o dovremmo vivere? Esiste una correlazione tra la nostra personalità e il luogo perfetto per noi? Prima di provare a rispondere a questa domanda, cerchiamo di capire cosa si intende con personalità. Quali sono i tratti da considerare per approfondire questa eventuale interazione?
Uno dei modelli più famosi, che utilizzeremo per descrivere in questa sede la personalità, è quello del Big Five. Questo modello deriva dagli sviluppi della ricerca sui tratti di personalità condotti da Cattell e Eysenck. L’evoluzione dei loro studi ha portato ad individuare cinque fattori attraverso i quali provare a capire e spiegare la personalità.
Questi cinque fattori sono delle dimensioni che, secondo questo modello, dovrebbero riuscire nel compito di coprire la parte di varianza più grande possibile. Per varianza si intende la differenza, in termini di personalità, tra gli individui. Ciascuno di questi tratti è costituito da due polarità, che rappresentano gli estremi di un continuum – una linea immaginaria, dimensionale e non categoriale – all’interno del quale si trovano le sfumature individuali.
Le dimensioni del Big Five sono:
- Estroversione (emozionalità positiva / socialità)
- Amicalità (Cortesia, altruismo e cooperatività / Ostilità, insensibilità e indifferenza)
- Coscienziosità (Scrupolosità, perseveranza, affidabilità, autodisciplina / mancanza di queste caratteristiche
- Nevroticismo (Vulnerabilità, insicurezza, instabilità emotiva / Stabilità emotiva, dominanza, sicurezza
- Apertura/Chiusura rispetto all’Esperienza (creatività, anticonformismo, originalità / conformismo, mancanza di creatività e originalità).
Ciascuna di queste polarità individua un prototipo, ovvero un riferimento ideale in cui quel tratto trova la sua massima espressione, su entrambi i versanti.
A questa breve citazione del modello del Big Five segue la sintesi dei risultati di una ricerca condotta dal dott. Shige Oishi, presso l’Università della Virginia, pubblicata su Social Psychological and Personality Science ed esposta nel corso della sedicesima edizione della Society for Personality and Social Psychology.
La ricerca è stata così impostata: tre sondaggi differenti, con differenti campioni di popolazione. Nel primo sondaggio, è stato chiesto a 921 soggetti quale località preferissero: mare, montagna, pianura o collina. Da questa indagine è emerso che gli individui estroversi mostrano una netta preferenza verso il mare. In tal senso, non risultano rilevanti, nell’influenzare le risposte, gli altri tratti del modello.
La seconda parte dello studio ha coinvolto 226 soggetti. I ricercatori hanno chiesto quale luogo preferissero per socializzare, creare nuovi legami, conoscere nuove persone e divertirsi. In questo caso, la differenza tra estroversi e introversi si rivela nella polarizzazione delle scelte. I primi prediligono nettamente luoghi come il mare o l’oceano (75% vs 25% che scelgono la montagna). I secondi risultano più indecisi e meno apertamente orientati, a testimonianza di una più difficile scelta (52% a favore della montagna, 48% a favore del mare e dell’oceano).
La terza e ultima parte della ricerca è riuscita a concludere, sulla base di un’indagine condotta solo su 51 soggetti, che tra i residenti in pianura si è rilevata la tendenza a una maggiore estroversione rispetto ai residenti in montagna. Lo stesso dott. Oishi, però, specifica come la correlazione di causa-effetto non sia così evidente. Non è il luogo in cui si vive a influenzare il grado di estroversione-introversione, bensì il contrario. Infatti, si sottolinea come sia proprio il grado di estroversione a influenzare, nel lungo periodo, la scelta di dove vivere o rifugiarsi.
Quali conclusioni è possibile trarre da ricerca di questo tipo? Indubbiamente le aree di criticità sono molteplici, a partire dal continuum estroversione-introversione, l’unico preso in considerazione in questo studio. Il modello del Big Five è infatti uno dei tanti a citare queste polarità nell’indagine della personalità. Il primo a utilizzare questa terminologia fu Carl Gustav Jung, che nella sua opera “Tipi psicologici” delineò questi costrutti sulla base di alcune funzioni: sensazione, sentimento, intuizione, intelletto.
Sulla base di ciò, i tipi più estroversi vennero definiti come più assertivi, socievoli e meno riflessivi. Di contro, i tipi più introversi furono descritti come più riflessivi e riservati, meno portati ad essere aperti verso l’altro. Ciò non significa definirli solitari, ma solo che tenderanno ad avere una cerchia di amici meno allargata e ad avvertire meno il bisogno di cercare negli altri uno stimolo emotivo. Questo in quanto, di per sé, sono maggiormente in contatto con il loro mondo affettivo interno.
Unendo i dati riportati in questo articolo, è possibile compiere alcune inferenze: da un lato, uno degli aspetti della personalità influenza il modo di intendere lo spazio quando pensiamo a una determinata attività; dall’altro, anche il modo in cui concepiamo il luogo in cui preferibilmente vorremmo vivere, al fine di sentirci pienamente realizzati e “embedded”, incarnati e pienamente presenti a noi stessi.
Forse, pensare a dove vorremmo vivere e passare del tempo, è un buon indicatore di quanto siamo portati ad essere pro sociali e a favore di un’emotività positiva in contatto con l’altro. O, piuttosto, di come preferiamo l’auto riflessione e l’introspezione, nonché un maggior contatto con noi stessi. Si consiglia, annualmente, per favorire uno sviluppo adeguato di entrambe le funzioni, una vacanza al mare, una in montagna e una in collina. La compagnia, in base alla preferenza, la si troverà sul posto o la si porterà da casa.
Fiorenzo Dolci