Ci stiamo avvicinando al fatidico momento dell’atterraggio di InSight (Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) sulla superficie di Marte. La sonda interplanetaria della Nasa è partita il 5 maggio 2018, in direzione del pianeta rosso, e l’atterraggio avverrà alle 20:54 (ora italiana) di lunedì 26 novembre, dopo oltre sei mesi di viaggio. Gli ingegneri della Nasa seguiranno da vicino il flusso di dati che ci permetterà di conoscere quasi in tempo reale la salute e la traiettoria di InSight, nonché di avere il monitoraggio del meteo marziano per capire se sarà necessario effettuare eventuali aggiustamenti dell’ultimo momento per prepararsi all’atterraggio.
La missione della Nasa Insight, guidata da Banerdt, è tutta volta allo studio dell’interno del pianeta Rosso, per cercare di capire qualcosa di più sul nostro vicino ma anche sulla formazione dei pianeti interni del Sistema solare, Terra inclusa. Una missione ambiziosa che sta per entrare nella fase più viva con l’arrivo sul pianeta, che si presenta già da ora non solo ambiziosa ma anche difficile, come è stato già per gli altri lander e rover che sono andati ad affollare negli anni la superficie marziana, quali Curiosity o lo sfortunato lander Schiaparelli, tra gli ultimi.

Le fasi della discesa
La statistica racconta parte della storia. Solo il 40% di tutte le missioni dirette su Marte son giunte a destinazione, ricorda la Nasa (sottolineando con una punta di orgoglio il fatto che gli Usa sono stati gli unici a far sopravvivere qualcosa su Marte) e la fase di atterraggio è la più critica per qualsiasi navicella e soggetta ai capricci del meteo (sì, anche quello su Marte va seguito in dettaglio per capire come potrebbe influenzare l’arrivo del lander).
Tutto comincia dalla separazione del core della missione dalla configurazione con cui ha viaggiato nello Spazio prima di arrivare a destinazione (la configurazione di crociera). A seguire la capsula contenente il lander, custodito come in una matriosca nello scudo termico, verrà orientata per guardare direttamente il pianeta. A questo punto dall’ingresso nella sottile atmosfera del pianeta a 128 km dalla superficie, al touch down passeranno circa 7 minuti. Meglio noti come 7 minuti di terrore, in cui la navicella dovrà compiere una decelerazione estrema: dall’ingresso in atmosfera al contatto con il pianeta, il lander avrà rallentato dalla velocità di 5,5 km/secondo a zero.
Durante questo lasso di tempo la navicella della missione entrerà nell’atmosfera, per cominciare a rallentare poi con l’aiuto di un paracadute, che si aprirà a circa 9 km dalla superficie. Nel mentre il lander, dopo aver espulso lo spesso scudo termico (una soluzione pensata per far fronte anche al rischio di tempeste di sabbia) stenderà le tre gambe preparandosi all’ammartaggio in una fase finale in cui continuerà a rallentare e a stabilizzarsi grazie all’azione di alcuni retrorazzi, accesi a circa un km di distanza dalla superficie e dopo l’espulsione anche del paracadute. Se sarà necessario dovranno essere essere eseguite anche delle manovre per evitare che il paracadute copra il lander durante la discesa. Infine, quando il lander sarà ormai in prossimità della superficie, a circa 50 metri, verranno attivati i sensori di contatto sulle gambe per registrare il tocco con il pianeta, mentre i pannelli solari verranno aperti per questioni di sicurezza solo dopo qualche minuto dopo.
Insight al lavoro
Superata la fase più critica dell’ammartaggio Insight entra nel vivo della missione, pronta a collezionare le informazioni per cui è stata progettata. Lo scopo principale del lander è, come accennato, quello di carpire informazioni sotto la superficie del pianeta, preludio allo studio dei processi di formazione ed evoluzione di Marte e degli altri pianeti rocciosi del Sistema solare. Per portare a casa l’ambizioso progetto Insight vanta una lunga lista di strumenti tra cui spiccano il sismometro Seis, una piccola cupola che permetterà la registrazione delle vibrazioni marziane (e quindi della sua attività interna, compresa la presenza di acqua liquida o vulcani attivi). Se Seis funzionerà come uno stetoscopio per Marte, la sonda HP3 agirà invece come un termometro spingendosi fino a cinque metri di profondità per misurare al temperatura del pianeta, permettendo di fare delle ipotesi circa l’origine di questo calore. Le antenne RISE invece forniranno una misura delle oscillazioni del polo nord nel tragitto di Marte intorno al Sole misurando la localizzazione del lander stesso. Informazioni utili per scoprire in realtà cosa si nasconde nel cuore del pianeta, se è liquido o solido. L’ingresso nella fase operativa vera e propria, però, non comincerà che alcune settimane dopo l’arrivo di Insight, solo dopo aver preso visione e aver misurato le caratteristiche della zone di ammartaggio. Tempo di attività: circa due anni terrestri.
Life: “oltre il limite”
Al momento siamo ancora estremamente lontani da una vera e propria colonizzazione di Marte, ma alcuni studiosi ritengono possibile la prima missione umana sul pianeta rosso già nel 2030. Nella miriade di racconti e film fantascientifici riguardanti Marte uno spicca per l’inquietudine che un evento del genere possa capitare, ovviamente in maniera molto meno fantascientifica.
L’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale riesce a recuperare con successo una sonda proveniente da Marte che era alla deriva nello spazio. Il team di astronauti, composto dal biologo Hugh Derry, l’ufficiale Miranda North, il comandante Ekaterina Golovkina, il tecnico Sho Murakami, l’ingegnere Rory Adams ed il dottor David Jordan, è incaricato di studiare il campione recuperato dalla sonda per trovare possibili forme di vita extraterrestre. Hugh analizza il terriccio marziano e scopre una cellula che rivela una forma di vita dormiente, che egli riesce a rianimare sottoponendola a un’atmosfera più adatta e aggiungendo del glucosio. Ne genera un organismo multicellulare che reagisce agli stimoli. Ogni cellula che compone l’organismo si comporta contemporaneamente come cellula muscolare, cellula nervosa e cellula oculare. L’organismo, battezzato «Calvin» da dei giovani telespettatori che li seguono dalla Terra, si evolve e cresce rapidamente. Tuttavia, a seguito di un guasto alla sua cella atmosferica del laboratorio, Calvin torna in uno stato dormiente, quindi Hugh tenta di rianimarlo con una leggera scossa elettrica. Calvin si risveglia, ma assume un comportamento ostile afferrando violentemente la mano di Hugh e spezzandogliela sotto gli sguardi inorriditi degli altri componenti della squadra.

Dimostrando un’inaspettata intelligenza, Calvin si libera dalla propria cella di contenimento ed uccide un topo – una cavia da laboratorio – assimilandolo e crescendo in dimensione…
Bhè più o meno un’idea ce la si riesce a fare. Ovviamente una cosa del genere è altamente improbabile, se non impossibile, ciò che potrebbe effettivamente comportare un rischio è l’importazione di batteri o virus marziani sul nostro pianeta. Come è risaputo le spore batteriche sono incredibilmente resistenti, non è quindi da escludere che ne esistano su Marte. Un’accidentale importazione di batteri extraterrestri sul nostro pianeta potrebbe causare un’epidemia, o addirittura una pandemia, di una malattia completamente sconosciuta…
Nulla di cui preoccuparsi al momento, ma in futuro chissà…
-Valto