I ricercatori del Mit hanno individuato l’area cerebrale in cui si origina il pessimismo: si tratta del nucleo caudato. Adesso bisogna capire come utilizzare questa scoperta in relazione alla depressione e ai disturbi d’ansia.
Ken-ichi Amemori e Satoko Amemor sono i coordinatori di uno studio condotto al Mit che ha individuato l’area cerebrale collegata al pessimismo. Questo studio rientra in un più vasto progetto di ricerca sui circuiti cerebrali che controllano le emozioni. I ricercatori hanno utilizzato dei topolini ed hanno stimolato il loro nucleo caudato, osservando così un effetto paralizzante. A subire soprattutto quest’effetto era la capacità di prendere decisioni, condizione che durava anche 24 ore dopo la stimolazione.
A seguito di questa stimolazione gli animali apparivano più titubanti, sembravano sopravvalutare i costi rispetto ai benefici di una determinata scelta. Nello specifico, se prima della stimolazione sceglievano di bere del succo d’arancia nonostante un fastidioso getto d’aria, dopo la stimolazione questa scelta non avveniva più. Grazie a questi importanti risultati si può procedere con ulteriori studi per approfondire il ruolo e l’attività del nucleo caudato in individui che soffrono di depressione e di disturbi d’ansia. Si spera che in futuro sia possibile sviluppare dei trattamenti adeguati ed efficaci per queste persone.
Lo stigma sociale dei disturbi mentali
Il disturbo depressivo maggiore (DDM) e i disturbi d’ansia sono tra i disturbi mentali più diffusi negli ultimi anni. Nonostante il crescente numero di persone che soffre a causa di questi disturbi, lo stigma sociale ed il pregiudizio nei loro confronti restano ancora molto forti. Il termine stigma fa riferimento a quell’insieme di atteggiamenti e convinzioni deleteri che la società sviluppa nei confronti dei gruppi considerati in qualche modo “diversi“. La caratteristica principale che lo definisce è l’attribuzione ad un gruppo di persone di un’etichetta che le rende diverse dalle altre. L’etichetta si associa a caratteristiche che la società ritiene inaccettabili o non desiderabili. In questo modo le persone vengono effettivamente viste come diverse dalle altre e di conseguenza discriminate.
Le conoscenze in merito aumentano sempre di più. Oggi siamo in grado di fornire informazioni molto più precise e dettagliate sull’eziologia di un certo disturbo, sul suo decorso e sui trattamenti ad esso relativi. Diversi ambiti, tra cui quello legislativo, politico, di comunità e delle professioni che si occupano di salute mentale, si stanno impegnando affinchè lo stigma sociale sia ridotto. Le strategie messe in atto comprendono ad esempio progetti educativi, programmi educativi rivolti agli individui ed alle famiglie e gruppi di sostegno e supporto legale. L’obiettivo è ridurre quanto più possibile lo stigma sociale, ma nonostante l’aumento delle nostre conoscenze in merito ai disturbi mentali, la stigmatizzazione non è diminuita.