H.P. Lovecraft: la paura dell’ignoto

La razza umana scomparirà. Altre razze appariranno e si estingueranno a loro volta. Il cielo diventerà gelido e vuoto, attraversato dalla debole luce di stelle morenti. Che a loro volta scompariranno. Tutto scomparirà. E ciò che fanno le persone non ha più senso del moto causale delle particelle elementari“. Così scriveva Lovecraft, scrittore, poeta, critico e saggista statunitense. Egli fu uno dei maggiori scrittori di letteratura horror. La paura dell’ignoto. La lecita e accettabile paura dell’ignoto. Un’antica, radicata e profonda paura umana.

La paura dell’ignoto: la più grande paura umana

Esistono numerose fobie. Dalle più comuni alle più strane e incomprensibili. Eppure, c’è una paura cristallizzata, potente e tenace che accomuna tutti gli esseri umani. La paura dell’ignoto. La paura dell’ignoto è penetrante ed è sinonimo di smarrimento. Ci sentiamo smarriti in un illogico susseguirsi di eventi: la vita. Esiste qualcosa di più chiaro e occulto allo stesso tempo? La vita è qualcosa che sperimentiamo costantemente. Psicologicamente e fisicamente. Qualcosa destinato a finire in un ultimo impalpabile respiro, prima di addentrarsi nell’oscurità dell’ignoto totale. Una paura lecita. Forse infondata. D’altronde, è qualcosa che tutti dovremmo sperimentare. L’uomo, nel tempo, ha cercato surrogati per placare il peso incombente dell’ignoto. Una spiegazione all’illogicità che ci circonda. Religioni, scienza, politica. Tutto quello che Nietschze ha denominato ‘surrogato’. L’alone di mistero che circonda il motivo per cui siamo qui induce a pensare a tutto come ad una profonda insensatezza. L’uomo si ritrova smarrito, confuso, si interroga costantemente. Nascono filosofie, teorie. Alla ricerca stremante di una verità universale. E Lovecraft, con i suoi racconti, espone in chiave letteraria questa profonda paura facendo leva sull’ignoranza umana. Ed è proprio lo stile di Lovecraft, uno stile ridondante ed estremamente complesso, che esplica il concetto della complessità della vita. Il lettore si concentra, è smarrito, arriva alla fine dei racconti incerto, confuso, sperimentando la stessa esperienza odierna. Un vortice ingestibile di emozioni contrastanti. Ed ecco che il grottesco e il terrore divengono i personaggi principali in una cornice oscura ed estremamente pittoresca comprendente mostri, scenari terrificanti, situazioni orrende. Tutto fa leva sulle emozioni. Emozioni negative: paura, terrore, smarrimento, confusione. Tutto fa ripensare inevitabilmente a quell’incertezza che proviamo dinanzi alla vita e alla morte. Un abisso affascinante e non del tutto comprensibile, ecco cosa sono le opere di Lovecraft. Eppure, la riflessione è parte centrale delle stesse opere. L’ignoto resterà sempre ignoto?

Cosa è l’ignoto?

Interrogativi, paura, terrore. Siamo perennemente coinvolti del nostro status di esseri umani. I personaggi di Lovecraft impazziscono ogni qualvolta si scoprono non essere ciò che credevano di essere. Scrive Lovecraft: “L’unica prova del vero mistero è proprio questa: se viene stimolato o no nel lettore un profondo senso di terrore e di contatto con sfere e potenze ignote, un indefinibile atteggiamento di timoroso ascolto, come a captare il battere di nere ali o lo stridere di forme di identità esterne sull’estremo del bordo conosciuto dell’universo“. Due lati estremi: il conosciuto e l’ignoto. Cosa è l’ignoto? un interrogativo filosofico, certo. Ma anche psicologico. Un interrogativo che pervade l’animo umano di assoluta incertezza ed emozioni. Lovecraft ha sondato l’ignoto che circonda l’uomo. E qui ha trovato spazi che possono portare inevitabilmente alla follia. La follia umana. Le malattie mentali. Diventa difficile accettare l’ignoto. O ci si trasforma in abili camaleonti mimetizzandosi nei meandri dell’ignoto o si impazzisce. Lovecraft ha  ucciso la morte. E non ci resta che vivere nella potenza dell’incertezza.