Nell’ultima intervista, tutta l’attenzione è caduta sul fatto che Elon Musk fumasse erba. Il contenuto della conversazione è scivolato in secondo piano: ma è rivoluzionario. L’imprenditore visionario ha parlato di cervello, ha parlato di computer e ha raccontato cosa vuole combinare con la nuova società “Neuralink“. Il collegamento uomo-macchina è sempre più vicino.
Dietro il fumo della canna di Elon Musk
Pensavamo di esserci abituati alle stranezze dell’imprenditore. L’ultima volta aveva lanciato una Tesla nello spazio: sul navigatore c’era scritto “Don’t panic“. Tempo fa aveva dichiarato di bere otto lattine di Coca Cola per riuscire a lavorare quattordici ore al giorno: aveva dovuto smettere perché stava perdendo la visione periferica.
Questa volta, invece, fuma erba mentre viene intervistato in radio da Joe Regan. Tra chi lo celebra e chi lo critica si è disperso quanto detto durante la conversazione con il conduttore. La nostra vita sta per cambiare, visceralmente.
L’ultima azienda di Elon Musk
Per prima fondò PayPal, che ha rivoluzionato il modo di scambiare denaro su Internet.
Poi, diede vita a SpaceX, l’azienda privata per le esplorazioni spaziali che vuole portare l’uomo su Marte entro il 2024 (intanto, qui puoi leggere la guida del Superuovo per la conquista di Marte).
Dunque, Tesla Motors, la più grande compagnia di auto elettriche.
Hyperloop nacque nel 2013 e l’intenzione è di costruire gallerie sotterranee per treni subsonici ad altissima velocità.
Infine arriva Neuralink. E di Neuralink si parla nell’intervista al centro delle polemiche. L’obiettivo della società è di progettare tecnologie in grado di collegare il cervello umano ai supporti informatici. Elon Musk ha più volte dichiarato di essere spaventato dalla crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale, e tali affermazioni hanno stupito il pubblico, perché non sembrano coerenti con la sua mente visionaria. In realtà, la ragione è semplice. La crescita vertiginosa delle abilità di machine learning potrebbe lasciare indietro l’intelligenza umana. Per vincere questa gara l’uomo deve potenziarsi.
Neuralink
Neuralink nasce nel 2016. Accedendo al sito (link) non si trovano informazioni. Ci sono soltanto le posizioni lavorative aperte, ma leggendo quali sono si capisce l’alto livello di competenze che l’imprenditore cerca. Durante l’intervista Elon Musk ha raccontato qualcosa in più. Ha fatto notare che gli smartphone ci hanno già trasformato in cyborg, perchè abbiamo iniziato ad avere accesso a magazzini (potenzialmente illimitati) di conoscenze in modo più veloce rispetto alla tradizione. Ma questo non differisce molto rispetto alla consueta ricerca bibliografica, cambia solo il medium. Il suo obiettivo è creare un pensiero ibrido. Non è l’unico: in questo video il guru dell’intelligenza artificiale Ray Kurzweil ne parla. Elon Musk sembra l’imprenditore che sta per raggiungere per primo questo obiettivo.
Saremo cyborg

I tentativi di connettere il cervello al computer sono molti. Far uscire dati dal cervello verso il computer sembra abbastanza semplice: in Minnesota hanno dimostrato che è semplice misurare il segnale della corteccia motoria per far muovere un braccio robotico. Far entrare dati invece è molto più complesso. Il primo cyborg si chiama Neil Harbisson e ha un impianto (un’antenna) che gli permette di distinguere i colori: egli soffriva di acromatopsia, una malattia che gli impediva di vedere i colori.
L’idea di inventare una sorta di chiavetta USB per mettere dati all’interno del cervello sembra per ora abbastanza lontana. Perchè i processi biochimici per la formazione delle memorie sono in parte sconosciuti, ma soprattutto perchè sarebbe uno sforzo inutile. Il nostro cervello è un come un ottimo computer: se lo riempiamo di dati diventerà comunque lento. La strada migliore, quindi, sarà riuscire a connetere il nostro pensiero a delle banche dati, come Internet, a cui accedere.
Questo rivoluzionerà la società, il nostro modo di lavorare, il nostro modo di pensare. Basti considerare la scuola. I venti anni che passiamo ad imparare nozioni non serviranno più: la scuola dovrà occuparsi di sviluppare la creatività e la capacità di giudizio per riuscire a gestire le infinite nozioni a cui i bambini neuro-potenziati avranno accesso.
Mattia Grava