Non si può dire che mangiare non sia uno dei piaceri della vita. Quale modo migliore di spendere il proprio tempo percorrendo una delle tappe obbligate delle nostre giornate, se non quello di gustare del buonissimo cibo? Affinchè godere di un piatto di cibo delizioso possa essere non solo un piacere, ma anche un’abitudine, la tendenza a modificare gli alimenti, costituenti delle future pietanze che mettiamo in tavola in modo tale che facciano “danzare il palato” con maggiore facilità, è un vizio che sempre più di frequente produttori su vasta scala stanno iniziando ad assumere. Del resto, più un alimento è buono, con più facilità viene venduto. Tuttavia, ciò comporta dei rischi per la salute. È già noto, infatti, che in paesi come gli Stati Uniti, in cui la produzione industriale di alimenti è a dir poco mastodontica, sia sempre più frequente e dilagante il fenomeno dell’obesità, ancora più allarmante il fatto che si sviluppi già a partire dall’infanzia. La ragione per cui accade che vi sia un maggior consumo dei cibi “artefatti” è data da dei meccanismi che scaturiscono direttamente dal cervello.
Comportamenti appresi
Le abitudini affondano le loro radici nell’infanzia, sia grazie all’insegnamento dei genitori, i quali giocano un ruolo fondamentale. Anche l’orientamento e le abitudini alimentari si acquisiscono col tempo e grazie a ciò di cui l’organismo impara ad avere bisogno e impara ad apprezzare. Fin dalla nascita, i bambini dimostrano di avere una particolare predilezione per i cibi dolci e, dunque, per i cibi che contengono zuccheri. Sono quei cibi che hanno un alto valore energetico e che, una volta, servivano all’essere umano per disporre di una quantità maggiore di energia, per attività come quella della caccia. La predilezione per determinati tipi di alimenti deriva, infatti, da un patrimonio genetico che proviene dai nostri antenati, come anche quella per la tendenza ad evitare cibi amari, ovvero quei cibi che il cervello reputa come potenzialmente dannosi. Tuttavia, il corpo ha bisogno di altre sostanze per poter funzionare in maniera corretta, ed è proprio qui che entra in gioco l’educazione fornita dai genitori.
È di fondamentale importanza, infatti, che gli orizzonti alimentari dei piccoli possano ampliarsi più di quanto non farebbero normalmente. È stato studiato, infatti, che bambini poco abituati ad assumere determinati alimenti entro i 18 mesi di vita, si abituano, in futuro, con maggiore difficoltà e rifiuteranno più facilmente alimenti che non sono stati abituati ad assumere. Un classico esempio è dato dal rifiuto netto da parte dei bambini di mangiare le verdure.
Un impero fondato sugli zuccheri
Come abbiamo visto, fin dalla nascita l’uomo è alla ricerca delle sostanze “zuccherine”, ovvero quelle sostanze che sono in grado di dare un alto contenuto energetico. Il bisogno di assumere queste sostanze molto spesso si traduce in un bisogno di assumere un determinato tipo di sostanze. Le industrie giocano molto su questo, creando un mix fatto di zuccheri, sale e grassi che saranno, poi introdotte nelle pietanze messe in vendita e che finiranno sulle nostre tavole. Quando assaporiamo questo mix, all’interno del cervello scatta un meccanismo curioso: nel momento in cui entrano in circolo determinate sostanze, si attivano alcuni neuroni facenti parte il centro adibito alla percezione del piacere nonché al meccanismo di ricompensa. Sono quei centri definiti dopaminergici poiché funzionano grazie all’azione del neurotrasmettitore Dopamina. Attraverso l’attivazione di questi centri, si producono in maniera sequenziale delle sostanze chiamate Oppiacei Endogeni, i principali responsabili delle sensazioni di piacere, che sono di grande impatto a livello cerebrale. Queste sensazioni, infatti, sono alla base delle sensazioni attraverso cui l’uomo si sente gratificato e sarà portato a ripetere una determinata azione con maggiore piacere.
Dal piacere alla dipendenza
Una sequenza di azioni che ha un impatto non solo positivo, ma anche piacevole, porta a sviluppare delle abitudini, che proprio per la loro gradevolezza, sono dure a scomparire. Per questo motivo, gli “artefatti” industriali risultano essere pericolosi e dannosi per la salute, in quanto si tende ad assumerne in quantità sempre maggiori e si tende a pensare di avere un bisogno sempre maggiore di mangiarne. Da questi si sviluppano patologie come l’obesità, quando il bisogno di assumere cibi con un alto contenuto di grassi diventa preponderante rispetto all’assunzione di altri cibi. Il princìpio attraverso cui determinati “artefatti” provocano una sorta di dipendenza, è lo stesso attraverso cui operano gli stupefacenti come l’eroina, poiché anch’essi operano attraverso i centri dopaminergici. A differenza della tossicodipendenza, però, dalla dipendenza da zuccheri si può guarire facilmente attraverso un’adeguata educazione alimentare e attraverso una correzione delle proprie abitudini. Infatti, queste abitudini, anche se sono difficili da debellare, non sono impossibili da sconfiggere.
Alice Tomaselli