Il prezzo inaccessibile dell’immortalità: dalle cellule HeLa a Dorian Gray

Il mito dell’immortalità

Uno dei miti che ha affascinato e affascina gli uomini di tutto il mondo è quello dell’immortalità e dell’eterna giovinezza. Dalle popolazioni dell’estremo oriente a quelle precolombiane del Sud America, passando per Europa e Africa,che sia una fonte, una pietra magica (filosofale magari) o un dono di una qualche divinità tutti sono alla ricerca della vita eterna. Alcuni trovano le chiavi di questa eterna ricerca nella religione, che professa in più forme, che variano da credo a credo, un’immortalità dell’anima come ricompensa per una vita nel giusto (la percezione del giusto varia da cultura a cultura). Altri, soprattutto artisti e poeti, hanno puntato ad un’immortalità per così dire più eterea: non hanno cercato quella del corpo, ma quella dello spirito puntando a mantenere la loro memoria fissa attraverso il tempo e influenzando schiere di giovani di ogni epoca. Si arriva così ai giorni nostri, un’epoca tecnologica nella quale la soluzione di questa ricerca non poteva che arrivare dalla scienza (medica in questo caso)con la produzione di cellule “immortalizzate”

Le cellule HeLa

Le cellule HeLa sono delle cellule cancerogene isolate durante una biopsia da un cancro della cervice uterina da cui era affetta Henrietta Lacks (HeLa appunto) morta nel 1951. Queste cellule furono isolate dal medico George Otto Grey che aveva ricevuto un campione di massa tumorale della paziente dall’ospedale di Baltimora. Una volta coltivate in vitro, Grey si accorse della particolarità e delle potenzialità delle HeLa e le rese disponibili per il commercio. Oggi la maggior parte dei laboratori genetici del mondo possiede una coltura di queste cellule (tanto che alcuni dati affermano che si sono riprodotte fino a raggiungere un numero pari a tre volte la circonferenza terrestre) e sono utilizzate nella ricerca medica per testare la tossicità di alcuni prodotti o nella mappatura dei geni. Ma cosa rende queste cellule così speciali?

Ci sono di mezzo diverse mutazioni genetiche, più precisamente indotte dal papillomavirus, virus molto comune ma raramente nocivo per l’uomo. Tale mutazioni consistono sia in un cambiamento del numero di cromosomi delle HeLa (ne posseggono infatti 82 contro i 46 delle normali cellule umane), che in una modifica di un particolare enzima detto telomerasi. Infatti, mentre le nostre cellule germinali possono effettuare un massimo di 50 divisioni cellulari ( limite di Hayflick) a causa dell’accorciamento progressivo delle estremità dei cromosomi (telomeri), le cellule di HeLa possono invece “riparare” i telomeri, grazie all’enzima Telomerasi, e quindi dividersi, in presenza di nutrimenti, senza alcun limite. Inoltre queste sono incredibilmente resistenti alla vita senza terreno di coltura. Si differenziano dalle cellule staminali perché  queste non sono considerate immortali poiché agiscono durante la differenziazione cellulare e scompaiono dopo le prime fasi di vita dell’organismo mentre le Hela, non essendo parte integrante di un organismo sano ,se presenti all’interno di esso lo danneggiano fino a portarlo alla morte.

Dalla realtà alla letteratura:l’infinita rigenerazione di Dorian Gray

La realtà, grazie alla scienza medica, ci insegna che i costi di questa“immortalizzazione” cellulare sono insostenibili per il corpo umano lasciando il sogno dell’eterna giovinezza solo nel campo dell’immaginazione. E proprio parlando di immaginazione nel campo della letteratura questo è stato un tema caro a molti scrittori, uno fra tutti il celebre Oscar Wilde. Nel suo romanzo “il ritratto di Dorian Gray” del 1890 Wilde racconta le vicende di un giovane che svilupperà un’ossessione nei confronti della giovinezza e della bellezza.Quando un pittore lo dipinge nel fiore dei suoi anni, Dorian sviluppa una gelosia nei confronti del dipinto che rimarrà bello per sempre ed arriva a fare un patto col diavolo affinché lui resti sempre giovane, mentre il dipinto porti i segni dell’invecchiamento e della corruzione morale. Nascosto il quadro in soffitta perché turbato dall’aspetto che via via assume, il giovane si concede ad una vita sfrenata e senza morale. Infine, mentre scruta il dipinto orrendamente sfigurato dall’immoralità e dalla vecchiaia, lo pugnala per distruggere la tela. Dorian viene ritrovato morto con un pugnale conficcato nel corpo, mentre il suo ritratto torna ad essere giovane e bello come al momento della pittura. Ecco che torna nei miti sull’immortalità dell’uomo una sorta di punizione per chi oltrepassa i limiti dati dalla natura stessa. Il caso delle cellule HeLa dalle potenzialità rigenerative infinite ma altamente dannose per l’organismo umano,sembra confermare la tendenza della natura ad impedire all’uomo di oltrepassare i suoi limiti.

                                                                                                       

 Lorenzo Giannetti

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