Il disgusto fa parte delle nostre emozioni primarie, insieme a gioia, tristezza, rabbia, paura e secondo alcuni anche sorpresa. Ci aiuta a stare lontani da cibi e sostanze che potrebbero essere dannose per il nostro organismo, oltre che da situazioni e perfino da persone che potrebbero rivelarsi pericolose.
Il film d’animazione Inside Out ci ha fornito una simpatica rappresentazione delle nostre emozioni primarie. Gioia è gialla, sempre allegra e pronta a vedere il lato positivo di ogni situazione. Tristezza invece è blu, caratterizzata da un umore costantemente triste che la porta a vedere il lato negativo delle cose. Poi c’è Rabbia, rosso ed estremamente suscettibile. Paura invece è viola, sempre molto cauto e tende sempre a pensare al peggio. Infine c’è Disgusto, di colore verde e caratterizzata dalla tipica espressione di disgusto. Gli angoli della bocca sono rivolti verso il basso, la fronte si riempie di rughe, il naso si arriccia e la faccia si riempie di repulsione. Proviamo disgusto solitamente davanti a cibi dal sapore o dall’odore rivoltante, ma anche toccando o guardando qualcosa che ci dà fastidio.

Perché proviamo disgusto?
Il disgusto continua ancora ad avere un’importante funzione evolutiva perché ci protegge dall’ingestione di alimenti o sostanza che potrebbero essere dannose, se non addirittura tossiche per il nostro organismo. Pensiamo a quando l’uomo viveva ancora nei boschi, quando viveva prevalentemente di caccia e frutti raccolti qua e là. Sarebbe stato controproducente per la nostra specie se i nostri antenati avessero toccato o mangiato tutto quello che trovavano senza fare distinzioni. Evitare di toccare e mangiare determinate sostanze e fuggire da situazioni potenzialmente pericolose ci ha permesso oggi di arrivare dove siamo.
Nonostante si tratti di un’emozione primaria, quindi universalmente uguale per tutti, ci sono delle piccole differenze nei confronti delle cose per cui proviamo disgusto. Per esempio tutti proviamo disgusto per il vomito, le ferite purulente, le feci, cadaveri e parti del corpo come i visceri. Il resto delle cose per cui proviamo disgusto dipende dalla cultura in questione perché ogni popolo ha gusti e disgusti diversi da quelli degli altri. Le differenze più evidenti riguardano l’alimentazione, per esempio in alcuni paesi si mangiano gli insetti, mentre a noi occidentali il sol pensiero disgusta. Ancora, i musulmani non mangiano assolutamente il maiale, mentre per molti è un alimento quasi quotidiano.

Un’altra differenza nel provare disgusto sembra relativa al genere. Le donne infatti sembrano essere più suscettibili al disgusto, caratteristica probabilmente legata alla protezione della prole. Secondo Daniel Fessler, antropologo evoluzionista dell’università della California ritiene che anche le nausee tipiche del primo trimestre di gravidanza abbia questa funzione protettiva. Poiché in questo periodo il sistema immunitario della donna è più debole, diventa più sensibile a odori e sapori disgustosi. In questo modo si tiene lontana da tutto ciò che potrebbe causare malattie a se stessa oppure al feto.
Il disgusto è anche “morale”
Proviamo disgusto non solo davanti a sostanze o alimenti rivoltanti, ma anche nei confronti di persone, azioni e situazioni potenzialmente pericolose o in grado di compromettere la nostra integrità morale. L’originale disgusto di base col tempo si è evoluto in disgusto morale. Un esempio che dimostra l’evoluzione di quest’emozione è presentare alle persone due camicie, entrambe lavate, stirate e perfettamente piegate. Una di queste appartiene ad un impiegato di banca e padre di famiglia, mentre l’altra ad un pedofilo che si trova in carcere a scontare la sua pena. Le persone tendono a scegliere la camicia dell’impiegato per non sporcarsi dal punto di vista morale.
Quindi trovarci davanti un cumulo di spazzatura puzzolente o davanti un uomo che ha commesso un efferato delitto non cambia la nostra reazione, proveremo sempre ribrezzo e disgusto. Questi ultimi sono talmente tanto forti che molto spesso anche oggetti assolutamente puliti, ma associati all’idea di sporco, bastano a scatenarli.
Cosa accade nel nostro cervello quando proviamo disgusto?
Quando siamo disgustati si attiva un’area cerebrale particolare, l’insula. Si trova nella profondità della superficie laterale, all’interno del solco laterale che separa il lobo temporale dal lobo parietale inferiore.

Se viene danneggiata da un incidente o da una malattia, l’avversione per i cibi che prima ritenevamo disgustosi scompare, così come diventa difficile riconoscere tale espressione facciale nell’altro. Studi di neuroimaging hanno dimostrato che il disgusto è contagioso perché basta semplicemente guardare una persona che sta provando disgusto per provarlo di conseguenza.
Martina Morelli