Si chiama Short Story Dispenser ed è il distributore di poesie e racconti brevi che aiuta ad ingannare l’attesa in luoghi pubblici quali stazioni, ospedali ed aeroporti. La carta lunga e stretta che viene consegnata a chi decide di usufruirne potrebbe sembrare a primo acchito lo scontrino di un negozio, con la differenza che in questo caso non ci sarà nulla da pagare: del tutto gratuita sarà, infatti, la storia o la lirica che vi sarà stampata, in un’ottica che vuole promuovere un messaggio preciso secondo cui il tempo speso per la lettura non è mai perso ma guadagnato, nell’intento altrettanto puntuale di diffondere l’amore per la cultura e rimarcare l’importanza della parola.
Il progetto
Il meccanismo del “distributore” di poesie e racconti è chiaro, così come chiara è la sua finalità.
https://dispenser.short-edition.com/
In un’epoca in cui frenesia e consumismo, al pari di cinismo e disincanto sono tristi punti cardine verso cui, volenti o nolenti, i più orientano le proprie vite, la sfida proposta da Short Edition che rende Short Story Dispenser depositario dell’onere di far proliferare l’amore per la lettura e di conferire degno diritto di cittadinanza alla poesia nella nostra società sembra una missione quasi impossibile.
Ed è proprio la palese difficoltà della sfida a renderla ancora più interessante, tanto da spingere ad uno sfrenato tifo per tale iniziativa tutti coloro che parteggiano per il Sapere, con autentica passione e ferma convinzione.
Si sa, se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto (proverbio talvolta recitato con ordini invertiti). Ebbene, allo stesso modo oggi è la cultura a “scomodarsi” dagli scaffali di scuole e librerie in cui risiede per riversarsi nelle strade ed andare, in senso non troppo metaforico, da chi si ritiene estraneo ad essa, sia perché di per sé refrattario ed ostile alle pagine di un libro, sia perché suo malgrado fagocitato in toto dai troppi impegni imposti dalla quotidianità.
Per la sua “discesa in campo”, la Cultura ha deciso di marciare in borghese, calandosi nei panni di un distributore e confondendosi con quelli più comunemente noti che erogano cibo e bevande, già abbondantemente disseminati per le nostre vie.
D’altronde, un’esauriente lettura sazia ben più di una merendina e, se amata ed apprezzata come si dovrebbe, crea una dipendenza assai più sana del caffè.
Per questo, oziosi e codardi che cercano alibi per giustificare la propria indifferenza verso i libri non avranno più scusanti: con un semplice clic su uno dei tre pulsanti di cui dispone Short Story Dispenser saranno generati una poesia o un breve racconto leggibili in uno, tre o cinque minuti, a seconda dell’opzione selezionata.
Se un libro può risultare troppo impegnativo per chi si dichiara nemico di un tempo sempre troppo tiranno, quella studiata da Short Edition è un’offerta che non si potrà rifiutare, tanto che i “paladini” di latta difensori della lettura sono stati disposti in modo tattico nei luoghi in cui si è costretti ad attendere.
Basti pensare che il primo distributore fu installato nel 2015 presso l’aeroporto francese “Charles De Gaulle”, mentre dal 2017 ne sono stati installati altri 150 in altrettante località, di cui 20 negli Stati Uniti, ad Hong Kong e in Australia.
Inoltre, la Columbus Public Health ha recentemente installato un erogatore vicino all’area per bambini in una clinica di vaccini. Analogamente, in sostituzione dei classici pulsanti per storie e liriche da leggere in uno, tre o cinque minuti, la macchina Columbus offre due scelte: “Storie per giovani lettori” e “Storie per tutti”.
Nulla di più semplice e gradito, insomma, per chi vorrebbe ritagliarsi qualche istante per sgombrare la mente dai problemi e colorarla di parole o, magari, per chi vuole conservare tra le scartoffie che affollano le nostre borse e le nostre valigette di lavoro qualche verso prezioso da leggere prima di dormire, con la speranza di ricordare a se stesso quanta bellezza c’è nel mondo e quanto tutti siamo assetati di poesia.
Una missione quasi impossibile, un obiettivo sempre più concreto
Di certo, aspettare un aereo o una visita medica diventa più piacevole e costruttivo in compagnia di qualche rigo spensierato, cui è affidato, appunto, il compito di alleviare ed allietare tale attesa nell’opportunità di coniugare l’imposizione a fermarsi per cause di forza maggiore ad un dolce alterativa all’ozio, con l’obiettivo ultimo, dunque, di unire l’utile al dilettevole.
Non solo. Promuovere una mentalità che mira a porre la lettura come antidoto alla noia e salvaguardia l’idea che la modalità vecchio stampo del cartaceo non sia mai fuori moda, vuol dire opporsi all’estinzione indotta della cultura e alla politica dell’usa e getta, ma ancor di più creare un modello alternativo di uomo.
Se il prototipo più diffuso di individuo del ventunesimo secolo non è in grado di viaggiare con la mente per paura di allontanarsi troppo da una rete wi-fi, allora essere promotori della cultura della poesia e dell’arte significa contrapporre un lettore ad uno smanettatore cronico di aggeggi elettronici, un uomo libero e capace di critica ad un inetto malato terminale dell’ignavia o ad uno pseudo-intellettualoide rimpinzato di sapere riciclato a basso costo, i cosiddetti “intellettuali d’oggi e idioti di domani”, come cantava De André.
L’amore per la lettura non può e non deve restare un elitario privilegio riservato agli addetti ai lavori e ad altri pochi fortunatissimi eletti, mosche bianche e pecore nere che decidono di essere diversi dalla ‘massa’ per concedersi la possibilità di fare la differenza.
Quanto sarebbe bello impugnare un libro, anfratto d’infinito in atomi, anziché uno smartphone?
Quanto sarà straordinario entrare in un luogo pubblico e domandarsi se vi sia un distributore di poesie anziché un router?
Nulla di più semplice e gradito ci potrebbe essere, insomma, per chi desidera ritagliarsi qualche istante per sgombrare la mente dai problemi e colorarla di parole o, ancora, per chi vuole conservare tra le scartoffie che affollano le nostre borse e le nostre valigette di lavoro qualche verso prezioso da leggere prima di dormire, con la speranza di ricordare a se stesso quanta bellezza c’è nel mondo e quanto tutti siamo assetati di poesia.
Perché il mondo ha bisogno di poesia.
“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”.
Una meravigliosa frase, questa, pronunciata nel film “L’attimo fuggente” dal professore John Keating interpretato da Robin Williams.
I carmina di Saffo e Catullo, il Poema di Dante Alighieri, le liriche di Foscolo, Leopardi, Pascoli, Montale, Ungaretti, Pavese e ancora Nazim Hikmet, Jacques Prévert, William Blake, Emily Dickinson, Vladimir Majakovskij e Pablo Neruda.
Sono solo alcuni dei pilastri della letteratura classica.
Il termine “classico”, com’è noto, deriva dal latino “classĭcus”, aggettivo a sua volta derivato di classis, ‘classe’, che al plurale designava dapprima i cittadini della prima classe, poi gli scrittori di prim’ordine, quindi, coloro che erano in qualche modo considerati eccellenti.
Sicuramente la poesia è eccellenza e forse, proprio per questo, essa è fra tutte le forme d’arte la più “superba”: ama fare da sé la cernita dei suoi artisti e rendere un’opportunità offerta a tutti, quella di poter scrivere, il talento di pochi: quello di saper scrivere.
Un talento, un dono, un privilegio, ma anche una missione ed una responsabilità, perché a quei “pochi” che riescono a dare voce al pensiero di tanti è affidato un compito di estrema importanza: tramandare con parole e immagini frutto della propria interiorità concetti universali, affinché la linfa che tiene in vita valori e principi fondanti della vita dell’uomo continui a scorrere per sempre nelle arterie del mondo.
Ecco il motivo per cui la poesia rappresenta una necessità primaria dell’uomo: finché ci sarà qualcuno in grado di emozionarsi senza remore, finché ci saranno libri da leggere e storie da scrivere, l’uomo sarà libero e salvo, salvo dal male che ci circonda e che tenta di affogarci nell’odio, di soffocarci con l’avidità e di depauperarci della nostra umanità.
Il nostro mondo è, oggi più che mai, bisognoso di parole, parole che riescano a cambiare il suo destino, ad impugnare le redini del suo futuro e a cancellare l’orrore della guerra, del male, della Morte.
Ogni parola può essere una finestra, che permette di scrutare orizzonti e cercare colori, ma anche muro, che determina divisione e divergenze. Solo quelle parole che ci vengono suggerite da ciò che definiamo “anima” possono essere un ponte, che crea unione e forza, che mantiene viva l’humanitas e ci permette di spaziare lì dove la cattiveria sembra imperare, perché la luce della bontà sovrasti le pire dell’ignoranza, madre sempre incinta di tutti i mali che bruciano senza riscaldare.
A noi il dovere di far sì che questi barlumi di speranza e verità sovrastino quelle fiamme annientatrici e tornino a spendere, facendo rifiorire nel firmamento della vita il sorriso più luminoso, quello dello stupore che la poesia ama raccontare e della piena fiducia nell’Uomo, che crea, sogna, spera, ama, osa e vive.
Come potrebbe mai un dispositivo quale Short Story Dispenser riuscire nell’ingrato compito che gli è stato affidato senza essere supportato da un autentico desiderio comune di catarsi?
Urge anzitutto una rivoluzione radicale del nostro Pensiero: prenderne parte vuol dire tradurre l’amore per la lettura in amore per la vita.
Mariachiara Longo