Bird box e l’analisi del rapporto duale madre-figlio. Tra Bowlby e l’attaccamento prenatale

Bird box e l'analisi del rapporto duale madre-figlio

Bird box è un film che si può tranquillamente definire un thriller distopico. La protagonista è Malorie, una pittrice totalmente avulsa dal mondo esterno. Con la televisione nascosta da dipinti, non si preoccupa di fare la spesa e, cosa fondamentale, è in dolce attesa. La sorella Jessica va a trovarla regolarmente ed è lei che si preoccupa dell’artista e anche, oserei dire, della gravidanza di Malorie. Prima di andare a fare un’ecografia, le due guardano il telegiornale in cui sentono di una strana epidemia che spinge le persone al suicidio. Non se ne preoccupano eccessivamente perché pare coinvolga esclusivamente il vecchio continente. La realtà è ben diversa. Finita la visita, le due sorelle non riescono nemmeno a tornare a casa perché la pandemia ha colpito la città e Jessica finisce con l’uccidersi sotto gli occhi esterrefatti di Malorie. Quest’ultima, grazie all’aiuto di una donna che non riuscirà a sopravvivere per salvarla, trova rifugio in una casa in cui vi sono già diversi superstiti. Fra questi vi sono Greg, il proprietario della casa, Douglas il marito della donna che si è sacrificata per Malorie e Tom, un ex militare e poi ancora un’agente di polizia, un dipendente di un supermercato, un’anziana signora. In gruppo riescono a confrontarsi e comprendono che questa malattia colpisce solo se si vedono questa strane entità. In seguito si aggiungerà Olympia, anch’essa incinta e più tardi Gary che afferma di essere l’unico sopravvissuto di un gruppo di amici. Purtroppo questo si rivelerà una bufala, in quanto è sfuggito ad un ospedale psichiatrico. Difatti il giorno in cui Malorie e Olympia partoriscono, l’uomo inizierà a scoprire tutte le finestre della casa in modo da spingere al suicidio tutti gli altri. Questa entità non colpisce coloro i quali sono affetti da turbe mentali. Al massacro riusciranno a salvarsi solo Malorie, Tom e i due neonati. Vivranno come una coppia e cresceranno i due bambini sempre chiusi in casa o con una benda sugli occhi. Quando, dopo aver sentito alla radio di un rifugio raggiungibile solo in barca attraversando tutto il fiume, decidono di partire, vengono scoperti da degli psicolabili che uccidono Tom. La donna e i due bambini, dopo mille peripezie, riescono a trovare il luogo, che altro non è che un centro per non vedenti e salvarsi. 

MALORIE E LA SUA CONDIZIONE

La protagonista Malorie, interpretata da Sandra Bullock, è un donna non più giovanissima che vive in uno stato confusionario da artista eclettica. Si percepisce subito il suo non entusiasmo per questa gravidanza che, evidentemente, non era esattamente attesa. Se per caso avessimo qualche dubbio sulla felicità della donna, questo ci è subito fugato quando, interrogata dalla ginecologa, risponde parlando della sua condizione. Subito rimbrottata dalla sorella Jessica, chiaramente più felice della sua condizione di zia. In tutto il film, aldilà dei drammi distopici, delle carneficine, non ci possono essere equivoci sul fatto che non vi è alcun attaccamento, nessun imprinting fra Malorie e il suo bambino, né durante la gravidanza né tantomeno alla nascita. Non riesce a dare neppure un nome a entrambi i bimbi, pur essendo l’unica figura materna rimasta. Pur affrontando mille peripezie, grandi pericoli non li chiamerà in altro modo se non Bambino e Bambina. Solo negli ultimi secondi finali, quasi per redimersi, darà loro dei nomi.

Bird box e l'analisi del rapporto duale madre-figlio
Fonte: stateofmind

L’ATTACCAMENTO FRA MADRE E FIGLIO

Quando inizia l’attaccamento? Si può già parlare di attaccamento prenatale? Tanto si è discusso sulle fasi che legano madre e figlio. Mentre Freud pensava più ad un rapporto pulsionale fra genitrice e bambino, considerando quest’ultimo come legato semplicemente alla funzione nutritiva e quindi alla gratificazione dei bisogni orali. Melanie Klein, invece, descriveva il rapporto dell’infante con l’oggetto, il primo dei quali era il seno materno. Il punto di svolta nella spiegazione di questo legame duale sicuramente lo si deve a John Bowlby. È il primo ad attribuire un ruolo attivo al neonato. Grazie a schemi di comportamento innati egli ha come motivazione primaria, non più il nutrimento, ma l’attaccamento alla madre. Bowlby prese spunto dagli esperimenti dei coniugi Harlow. Questi si accorsero che i cuccioli macaco, privati della madre, si trovavano di fronte ad una scelta. Da una parte c’era un peluche di morbida stoffa, dall’altra c’era un apparecchio di metallo fornito però di biberon. I coniugi notarono che i cuccioli preferivano di gran lunga stare accoccolati al peluche, seppure non forniva nutrimento e si spostavano verso il biberon solo il tempo indispensabile a cibarsi. Da queste ricerche Bowlby iniziò ad approfondire i suoi studi e cominciò a parlare di relazione madre-figlio basata sulle emozioni e non sulla mera necessità. 

ATTACCAMENTO CLASSICO E ATTACCAMENTO PRENATALE (APN)

Lo psicologo britannico concentrò gli studi sull’attaccamento che avveniva dopo la nascita. Ma la psicologia è in continua evoluzione e adesso è giusto domandarsi se questa unione avviene già nel periodo prenatale. Ovviamente non la si può associare alla teoria classica, ma diversi strumenti di misura sono stati verificati per misurare l’APN. Prenatal Attachment Interview (PAI; Muller, 1993), Maternal Antenatal Attachment Scale (MAAS; Condon, 1993) sono solo alcuni dei test utilizzati. Queste scale presuppongono che il grado di attaccamento lo si possa misurare analizzando il comportamento della madre. Ha uno stile di vita consono? Segue una dieta salutare? Evita fumo, alcool? Accarezza la pancia, parla al feto o magari gli fa ascoltare della musica? Misurare l’attaccamento prenatale si è dimostrato essere di grande aiuto e utilità. Può essere usato quale predittore nei casi di depressione post-partum ed anche per stabilire che tipo di attaccamento duale si instaurerà dopo la nascita. Alti punteggi nelle scale APN aiutano anche a capire come la madre si relazionerà con il neonato, giocherà con lui e non sarà succube di paturnie e stress. Quindi stabilire l’APN è estremamente importante non solo per accertare le situazioni a rischio ma pure per favorire il benessere psicologico della madre, del bambino e soprattutto la relazione che intercorrerà fra i due.

Sonia Felice

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